mercoledì 15 febbraio 2012

Inchiesta Com'è finita San Patrignano ????




di Roberto Di Caro

Prima, un buco da venti milioni di euro, causato dai mille sprechi e della villa hollywoodiana del figlio di Muccioli.

Poi l'arrivo di Letizia Moratti che ci mette i soldi ma si prende tutti i poteri. E ora fa 'il sindaco' di questa cittadella di 1.250 abitanti(15 febbraio 2012)

In otto smontano il sontuoso caminetto nel salone dieci per dieci, altri scorticano le colonne dei loro rivestimenti, ridisegnano tubature e impianti, erigono muri di mattoni e cartongesso a ridosso delle pareti sbalzate ad arte.

La ristrutturazione di questa villa di 2 mila metri quadri costata uno sproposito - destinata in origine ad Andrea Muccioli, a suo fratello Giacomo, alla madre Antonietta e al figlio di un altro dei fondatori della comunità, mai abitata e ora frazionata in 20 appartamenti - è l'emblema di una ben più radicale ristrutturazione della comunità di San Patrignano. La cacciata di Andrea, in agosto.

Poi un autunno travagliato, fra i conti in rosso, i mal di pancia di molti responsabili dei settori di lavoro, un corposo intervento anche finanziario di Gianmarco e Letizia Moratti, fin dalle origini pilastri di San Patrignano che hanno sovvenzionato con 286 milioni di euro.

Con fatica, la nuova governance si è infine assestata attorno a un Comitato di gestione di sei persone e un Comitato sociale di nove.
Ha rivoltato come un calzino meccanismi decisionali e criteri di priorità.
E prepara altri cambi di rotta, nelle iniziative commerciali e nella gestione dei 1.250 ragazzi ospitati qui sulla collina sopra Riccione e nelle due strutture satelliti della vicina Botticella e, in Trentino, San Vito Pergine.

Nessuno ha mai fatto professione di pauperismo, tanto meno il romagnolo Vincenzo Muccioli.
Ma la villa, costruita entro i confini della comunità abbattendo la casa del fondatore ormai pericolante, consta di due corpi su due piani in declivio verso piscina, parco, piante esotiche e viale d'accesso indipendente.
Un cantiere infinito, se Giacomo Muccioli rompe col fratello e se ne va già nel 2007 (tornerà solo dopo la cacciata di Andrea, al meeting "Wefree" di ottobre e per Natale).

Possibile che nessuno si fosse accorto di nulla, neanche i Moratti cui era stato destinato un alloggio accanto a quello di Antonietta e che vi avevano mandato i loro architetti?

"Vedevamo il viavai di camion, ma non era strano, San Patrignano è da sempre un cantiere aperto.
E quell'area era cintata", se la cava Franz Vismara, 55 anni, ora a capo del Comitato di gestione.
Benché il vanto e il mantra della nuova governance sia condivisione e partecipazione e democrazia e collegialità, Franz è percepito da tutti come l'uomo forte.
Oltre Gianmarco e Letizia, s'intende. Muccioli lo conobbe proprio tramite i Moratti: a Milano frequentava anarchici praticando yoga e zen, è qui dall'81 non per droga ma per la voglia di vivere in comune.

Dalla mungitura alla gestione amministrativa: nel '94 del processo a Muccioli per concorso nell'omicidio nella porcilaia di uno dei ricoverati, anche Franz, all'epoca chioma nera imbrillantinata, finisce in galera una settimana per favoreggiamento, senza seguito.
Negli anni di Andrea ha la responsabilità dell'amministrazione e dei rapporti con le istituzioni.

Nello scontro del 18 giugno, che dà inizio al ribaltone culminato il 26 agosto, Vismara è in minoranza tra i cento responsabili della comunità e si prende uno schiaffo da Antonietta, 76enne vedova di Vincenzo, che però resterà qui e gira regolarmente tra i ragazzi.

Tiene duro nel successivo marasma quando, ricorda Osvaldo Petris responsabile grafiche anche lui nel Comitato di gestione, "le posizioni cambiavano da una settimana all'altra, regnava l'incertezza, le emozioni in campo erano violente".

Se ne vanno in pochi: "Fino all'ultimo abbiamo tentato, anche con i Moratti, di evitare la frattura con Andrea. Finché non sono venuti a galla i bilanci", racconta Vismara.
La ricostruzione avversa è invece che da metà giugno i Moratti, con parte del vertice di San Patrignano, decidono di far fuori Muccioli, e solo le resistenze interne ritardano la resa dei conti:
motivi, il progressivo deteriorarsi della fiducia, non ultimo screzio lo stop di Andrea a inserire in qualche ruolo il giovane Gabriele Moratti, il "Batman" della storia del loft milanese arredato a bat-caverna e regolarizzato dalla madre sindaco.
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I conti però non erano più sostenibili.

Il bilancio era certificato da Pricewaterhouse, persino in via di miglioramento, con una perdita d'esercizio 2010 di 837 mila euro contro oltre 4 milioni dell'anno prima (costi, ricavi e sovvenzioni del 2011 nel riquadro a lato). "Il dramma erano i debiti scaduti verso i fornitori più disparati: 22 milioni.

Quanti per la villa? Un po' più di 10". Chi parla, assaporando il carpaccio di tonno alla elegante Pizzeria Sp.accio dove la sera arrivano clienti da tutta la costa romagnola, è Luigi Serafini.
Giacca, cravatta e baffi ordinati, il commercialista di Gianmarco Moratti è arrivato a San Patrignano a luglio per passare al setaccio i conti, sta qui tre giorni a settimana e siede nel Comitato di gestione insieme a due altri colleghi dello stesso studio Caramanti e Ticozzi, esperti di commerciale e fiscalità:
"Non mi aspettavo un buco del genere.

E neppure i Moratti, anche se qualcosa immaginavano", racconta.

Andrea se ne va con 80 mila euro, cifra minima considerando che lascia tutti i beni donati dalla sua famiglia alla Fondazione.

E i 22 milioni di debiti?
Coperti da fund raising e donazioni come ogni anno altri 22 sui 37 di spese, gli altri 15 essendo proventi delle attività di San Patrignano?

Serafini sorride e fa il gesto con pollice e indice: li ha tirati fuori Moratti, altro che fund raising.
E Letizia s'è dimessa dal consiglio Comunale di Milano "per dedicarmi a San Patrignano". Ora a Serafini tocca riportare in ordine i conti, con 313 dipendenti e 109 volontari. Si chiama ristrutturazione, comporta tagli, risparmi, la razionalizzazione dei 55 settori produttivi e formativi, sviluppando i più redditizi come la floricoltura e limando i più dispendiosi, tipo i fabbri.
La villa dello scandalo " è stata però solo l'ultima goccia.

La megalomania di Andrea aveva squilibrato la comunità, ponendo in primo piano attività che con il recupero non c'entravano", attacca Antonio Tinelli, a capo del Comitato sociale, l'altro corno della new governance.

Tinelli ha 40 anni, Vincenzo non lo ha mai conosciuto, a San Patrignano è entrato nel 2001: laurea in economia, promotore finanziario, era affondato nella cocaina. Percorso di recupero tra l'allevamento e il mangimificio, poi resta a lavorare nel settore accoglienza, diventa educatore, è tra i primi a mettere in discussione la passata gestione: fosse rimasto Andrea, lui se ne sarebbe andato.

"Meno business e più sociale: l'autosostentamento è garanzia di libertà, ma non possiamo pensare di fare concorrenza ad Antinori con 110 ettari di vigna e sei tipi di vino".
E che dire dei progetti di un campo da calcio con tribune ed erba sintetica che ci potrebbe giocare la Nazionale, o di alloggi wellness spa per i clienti del ristorante La Vite e i turisti che al maneggio vengono a fare equitazione?".

Dal che si capisce dove taglieranno.

Impossibile cancellare il Challenge Vincenzo Muccioli, miglior concorso ippico del mondo 2010 per la Federazione equestre. Vita corta ha invece la rassegna enogastronomica "Squisito":
"Coinvolgeva tutti nei due mesi di preparazione e 840 ragazzi a tempo pieno nei quattro giorni clou.
Per quelli entrati da poco era un rischio enorme l'invasione di 25 mila visitatori.
Bene aprirci all'esterno, ma siamo una comunità di recupero, non la Fiera di Rimini!", dice Carlo Forquet, dal Pci all'acido, dalla redazione di "Reporter" al buco, in comunità da vaccaro a responsabile della comunicazione. Le sue parole quasi si perdono per la musica e il fracasso che proviene dal grande auditorium a seggiole mobili così ci fai cinema e palestra, convegni, messa e kermesse esterne come quella in corso, una tre giorni della Mar Cremonini, anche 1.200 persone, o le presentazioni di Teddy abbigliamento. "Rendono, ma sono troppo invasive.
In futuro non più di un giorno a evento, massimo 200 persone", annuncia Franz Vismara, contrario alla bulimia di eventi.
Così però non si tagliano i costi.
"Bisogna razionalizzare in altro modo". Come?

Nel centro medico, 15 dottori, 26 infermieri e tutti gli ambulatori, spiega il responsabile Antonio Boschini, 55 anni, membro di punta del Comitato di gestione. Negli anni è cambiato tutto, tossici, patologie, percorsi terapeutici: "Sei ragazzi su dieci non si sono mai bucati, consumano ogni droga e alcol, l'emergenza primaria è psichiatrico-comportamentale, disturbi di personalità e di identità sessuale, non più infettiva: niente casi di Aids, un centinaio di sieropositivi contro i 600 di un tempo". I tagli? "Due consulenti di Economia medica segnalati da Letizia mi hanno mostrato come cambiando i turni possiamo rinunciare a 3-4 infermieri, come i 95 euro al giorno dalle Asl di Roma e Rimini per assistere in casa-alloggio 50 terminali di Aids non coprano le spese, come sia folle dilapidare 24 mila euro l'anno di ossigeno per due malati senza domandare rimborsi per ingenuità o snobismo.
Prima io non chiedevo quanto spendevo, ora la musica è cambiata, siamo tutti chiamati a decidere su tutto"
InchiestaCom'è finita San Patrignanodi Roberto Di Caro(15 febbraio 2012)

E' la nuova San Patrignano tipo soviet: l'altra faccia dell'assunzione dei poteri d'indirizzo da parte dei Moratti, che stanno qui ogni weekend e in refettorio mangiano a turno ai tavoli dei settori di lavoro per informarsi su come va e cosa cambiare. Entusiasta perché "ora possiamo dimostrare di che pasta siamo fatti" è Monica Lippi, rapporti con cento comunità nel mondo. "Stremato dalle discussioni, non sempre pacifiche" si dichiara Boschini, che difende il nuovo corso.
Orgoglioso "che questa fase di cantiere sia gestita da noi e non da qualche esperto McKinsey" è Federico Samaden, fondatore della San Patrignano trentina, ma lui è un ugualitarista a oltranza, un socialista empatico, l'unico cui l'accenno ai soviet non suona ironico. Solo a qualcuno scappa detto:
"Prima, con Andrea che decideva tutto, sapevo almeno con chi prendermela...".

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