venerdì 10 dicembre 2010

Il corpo come strumento di battaglia sociale

Michela Fusaschi, antropologa
( insegna Antropologia Culturale e Sociale presso la Facoltà di Lettere dell’Università Roma Tre. Da anni è impegnata in attività di ricerca in Africa sub-sahariana, in Rwanda e in Italia sui temi delle migrazioni, dell’antropologia politica e dell’identità, anche in riferimento alle questioni del corpo e del genere. Fra le sue pubblicazioni, Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio rwandese (2000) è stato insignito del Premio Iglesias, XXXV edizione. Nel 2006 il volume I segni sul corpo. Per un’antropologia delle modificazioni dei genitali femminili (2003) ha vinto il Premio Amelia Rosselli, Sessione speciale sui diritti umani. Nel 2008, il suo Corporalmente corretto ha ricevuto il riconoscimento intitolato a "Enzo Iuffrida" del Premio Letterario Internazionale Feudo di Maida.)
-------------------
«Le modifiche corporali vanno comunque studiate e capite nel contesto sociale in cui avvengono»

Stereotipi, tabù e luoghi comuni. Le modifiche corporali sono un campo minato che dovrebbe essere capito solo attraverso una maggiore conoscenza dei riferimenti culturali di ciascun popolo. Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica tradizionale che, per essere combattuta, va profondamente studiata.
La lotta poi va spogliata dai luoghi comuni e osservata mettendola in comparazione con le pratiche nostrane come le modificazioni volontarie del corpo.

Michela Fusaschi insegna Antropologia Culturale e Sociale presso la Facoltà di Lettere dell’Università Roma Tre.
Da anni è impegnata in attività di ricerca in Africa sub-sahariana, in Rwanda e in Italia sui temi delle migrazioni, dell’antropologia politica e dell’identità, anche in riferimento alle questioni del corpo e del genere.
Nel 2003 ha scritto "Per un’antropologia delle modificazioni dei genitali femminili" con cui ha vinto il Premio Amelia Rosselli, Sessione speciale sui diritti umani.

Conoscere per combattere -

La riflessione di Michela Fusaschi sul tema delle mutilazioni genitali femminili è incentrata sulla questione della corpoerità considerata all'interno di un sistema sociale di riferimento. Alla base c'è l'idea di come le società modellino i corpi delle donne. In questo caso si parla di società che hanno una forte pressione maschile «che però passa attraverso le mani delle donne, delle mamme e delle nonne». La pura condanna di una pratica però non ci permette di capirla invece secondo la Fusaschi «Bisogna conoscere per combattere».
In Mali per esempio le «escisseuses» ovvero le donne che praticano le mutilazioni genitali femminili, pagate per questo, per riqualificare il loro lavoro, molte ong hannocercato di lavorare sulla «sapienza delle mani».
Molte casi erano delle vasaie «donne che avevano la cultura delle mani - spiega l'antropologa -, e così uno dei progetti per riconvertire il lavoro di queste donne è stato per esempio favorire il ritorno alla produzione di vasi», un progetto che «stride con il nostro modo di accusare senza altra capacità queste pratiche».

Il corpo della donna - Non è possibile scindere le mgf dal fenomeno delle migrazioni in generale.
«La figura del migrante infatti nel nostro paese è spesso di condanna». In Italia bisognerebbe smettere di parlare di migranti ma di chiamare itlaiani coloro che sono qui da anni, per capire il fenomeno però «bisogna smettere di lanciare allarmi mediatici che risultano inadeguati perchè - e le mie ricerca lo dimostrano - riguardano i corpi anche delle giovani donne e uomini.
Le mutilazioni volontarie che ledono gli organi in maniera grave altrettanto che un'infibilazione ma non se ne parla mai. Perchè la percezione sociale è quella di mettere l'occhio di bue, come a teatro, sul corpo della donna africana piuttosto che sulle nostre donne o sulle ragazzine che vanno in un centro tatoo e si fa l'infibulazione voloontaria, salvando il clitoride, e poi mette la foto su internet».
Una deriva che dovrebbe farci riflettere sul giudizio che siamo spesso portati a dare senza essere consapevoli delle implicazioni.

(sara sartori)2010-12-09 14:50:36

Nessun commento:

Posta un commento