tag:blogger.com,1999:blog-56261073213235638652024-03-14T02:05:43.255-07:00- - Emarginazione- - OSSERVATORIO SULL' OPPRESSIONELaura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.comBlogger51125tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-36495226510032651442012-02-15T12:01:00.003-08:002012-02-15T13:24:23.988-08:00Inchiesta Com'è finita San Patrignano ????<iframe width="440" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/b36dcPi_KqA" frameborder="0" allowfullscreen></iframe><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-okZjb3JkxyE/TzwTErvgfeI/AAAAAAAAPzA/c6ufIcLcBEk/s1600/tempo.jpg" imageanchor="1" style="clear:left; float:left;margin-right:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="320" width="144" src="http://1.bp.blogspot.com/-okZjb3JkxyE/TzwTErvgfeI/AAAAAAAAPzA/c6ufIcLcBEk/s320/tempo.jpg" /></a></div><span style="font-weight:bold;">di Roberto Di Caro<br /><br />Prima, un buco da venti milioni di euro, causato dai mille sprechi e della villa hollywoodiana del figlio di Muccioli.<br /> <br />Poi l'arrivo di Letizia Moratti che ci mette i soldi ma si prende tutti i poteri. E ora fa 'il sindaco' di questa cittadella di 1.250 abitanti(15 febbraio 2012)<br /><br />In otto smontano il sontuoso caminetto nel salone dieci per dieci, altri scorticano le colonne dei loro rivestimenti, ridisegnano tubature e impianti, erigono muri di mattoni e cartongesso a ridosso delle pareti sbalzate ad arte. <br /><br />La ristrutturazione di questa villa di 2 mila metri quadri costata uno sproposito - destinata in origine ad Andrea Muccioli, a suo fratello Giacomo, alla madre Antonietta e al figlio di un altro dei fondatori della comunità, mai abitata e ora frazionata in 20 appartamenti - è l'emblema di una ben più radicale ristrutturazione della comunità di San Patrignano. La cacciata di Andrea, in agosto. <br /><br />Poi un autunno travagliato, fra i conti in rosso, i mal di pancia di molti responsabili dei settori di lavoro, un corposo intervento anche finanziario di Gianmarco e Letizia Moratti, fin dalle origini pilastri di San Patrignano che hanno sovvenzionato con 286 milioni di euro.<br /><br /> Con fatica, la nuova governance si è infine assestata attorno a un Comitato di gestione di sei persone e un Comitato sociale di nove. <br />Ha rivoltato come un calzino meccanismi decisionali e criteri di priorità.<br /> E prepara altri cambi di rotta, nelle iniziative commerciali e nella gestione dei 1.250 ragazzi ospitati qui sulla collina sopra Riccione e nelle due strutture satelliti della vicina Botticella e, in Trentino, San Vito Pergine.<br /><br />Nessuno ha mai fatto professione di pauperismo, tanto meno il romagnolo Vincenzo Muccioli.<br /> Ma la villa, costruita entro i confini della comunità abbattendo la casa del fondatore ormai pericolante, consta di due corpi su due piani in declivio verso piscina, parco, piante esotiche e viale d'accesso indipendente.<br /> Un cantiere infinito, se Giacomo Muccioli rompe col fratello e se ne va già nel 2007 (tornerà solo dopo la cacciata di Andrea, al meeting "Wefree" di ottobre e per Natale). <br /><br />Possibile che nessuno si fosse accorto di nulla, neanche i Moratti cui era stato destinato un alloggio accanto a quello di Antonietta e che vi avevano mandato i loro architetti?<br /><br /> "Vedevamo il viavai di camion, ma non era strano, San Patrignano è da sempre un cantiere aperto.<br /> E quell'area era cintata", se la cava Franz Vismara, 55 anni, ora a capo del Comitato di gestione.<br /> Benché il vanto e il mantra della nuova governance sia condivisione e partecipazione e democrazia e collegialità, Franz è percepito da tutti come l'uomo forte. <br />Oltre Gianmarco e Letizia, s'intende. Muccioli lo conobbe proprio tramite i Moratti: a Milano frequentava anarchici praticando yoga e zen, è qui dall'81 non per droga ma per la voglia di vivere in comune.<br /><br /> Dalla mungitura alla gestione amministrativa: nel '94 del processo a Muccioli per concorso nell'omicidio nella porcilaia di uno dei ricoverati, anche Franz, all'epoca chioma nera imbrillantinata, finisce in galera una settimana per favoreggiamento, senza seguito. <br />Negli anni di Andrea ha la responsabilità dell'amministrazione e dei rapporti con le istituzioni. <br /><br />Nello scontro del 18 giugno, che dà inizio al ribaltone culminato il 26 agosto, Vismara è in minoranza tra i cento responsabili della comunità e si prende uno schiaffo da Antonietta, 76enne vedova di Vincenzo, che però resterà qui e gira regolarmente tra i ragazzi.<br /> <br />Tiene duro nel successivo marasma quando, ricorda Osvaldo Petris responsabile grafiche anche lui nel Comitato di gestione, "le posizioni cambiavano da una settimana all'altra, regnava l'incertezza, le emozioni in campo erano violente".<br /><br /> Se ne vanno in pochi: "Fino all'ultimo abbiamo tentato, anche con i Moratti, di evitare la frattura con Andrea. Finché non sono venuti a galla i bilanci", racconta Vismara. <br />La ricostruzione avversa è invece che da metà giugno i Moratti, con parte del vertice di San Patrignano, decidono di far fuori Muccioli, e solo le resistenze interne ritardano la resa dei conti: <br />motivi, il progressivo deteriorarsi della fiducia, non ultimo screzio lo stop di Andrea a inserire in qualche ruolo il giovane Gabriele Moratti, il "Batman" della storia del loft milanese arredato a bat-caverna e regolarizzato dalla madre sindaco.<br />--------<br /><br />I conti però non erano più sostenibili. <br /><br />Il bilancio era certificato da Pricewaterhouse, persino in via di miglioramento, con una perdita d'esercizio 2010 di 837 mila euro contro oltre 4 milioni dell'anno prima (costi, ricavi e sovvenzioni del 2011 nel riquadro a lato). "Il dramma erano i debiti scaduti verso i fornitori più disparati: 22 milioni. <br /><br />Quanti per la villa? Un po' più di 10". Chi parla, assaporando il carpaccio di tonno alla elegante Pizzeria Sp.accio dove la sera arrivano clienti da tutta la costa romagnola, è Luigi Serafini. <br />Giacca, cravatta e baffi ordinati, il commercialista di Gianmarco Moratti è arrivato a San Patrignano a luglio per passare al setaccio i conti, sta qui tre giorni a settimana e siede nel Comitato di gestione insieme a due altri colleghi dello stesso studio Caramanti e Ticozzi, esperti di commerciale e fiscalità:<br /> "Non mi aspettavo un buco del genere.<br /><br /> E neppure i Moratti, anche se qualcosa immaginavano", racconta.<br /><br />Andrea se ne va con 80 mila euro, cifra minima considerando che lascia tutti i beni donati dalla sua famiglia alla Fondazione.<br /><br /> E i 22 milioni di debiti? <br />Coperti da fund raising e donazioni come ogni anno altri 22 sui 37 di spese, gli altri 15 essendo proventi delle attività di San Patrignano? <br /><br />Serafini sorride e fa il gesto con pollice e indice: li ha tirati fuori Moratti, altro che fund raising. <br />E Letizia s'è dimessa dal consiglio Comunale di Milano "per dedicarmi a San Patrignano". Ora a Serafini tocca riportare in ordine i conti, con 313 dipendenti e 109 volontari. Si chiama ristrutturazione, comporta tagli, risparmi, la razionalizzazione dei 55 settori produttivi e formativi, sviluppando i più redditizi come la floricoltura e limando i più dispendiosi, tipo i fabbri. <br />La villa dello scandalo " è stata però solo l'ultima goccia.<br /><br /> La megalomania di Andrea aveva squilibrato la comunità, ponendo in primo piano attività che con il recupero non c'entravano", attacca Antonio Tinelli, a capo del Comitato sociale, l'altro corno della new governance.<br /><br />Tinelli ha 40 anni, Vincenzo non lo ha mai conosciuto, a San Patrignano è entrato nel 2001: laurea in economia, promotore finanziario, era affondato nella cocaina. Percorso di recupero tra l'allevamento e il mangimificio, poi resta a lavorare nel settore accoglienza, diventa educatore, è tra i primi a mettere in discussione la passata gestione: fosse rimasto Andrea, lui se ne sarebbe andato.<br /><br /> "Meno business e più sociale: l'autosostentamento è garanzia di libertà, ma non possiamo pensare di fare concorrenza ad Antinori con 110 ettari di vigna e sei tipi di vino". <br />E che dire dei progetti di un campo da calcio con tribune ed erba sintetica che ci potrebbe giocare la Nazionale, o di alloggi wellness spa per i clienti del ristorante La Vite e i turisti che al maneggio vengono a fare equitazione?".<br /><br /> Dal che si capisce dove taglieranno.<br /><br />Impossibile cancellare il Challenge Vincenzo Muccioli, miglior concorso ippico del mondo 2010 per la Federazione equestre. Vita corta ha invece la rassegna enogastronomica "Squisito": <br />"Coinvolgeva tutti nei due mesi di preparazione e 840 ragazzi a tempo pieno nei quattro giorni clou. <br />Per quelli entrati da poco era un rischio enorme l'invasione di 25 mila visitatori. <br />Bene aprirci all'esterno, ma siamo una comunità di recupero, non la Fiera di Rimini!", dice Carlo Forquet, dal Pci all'acido, dalla redazione di "Reporter" al buco, in comunità da vaccaro a responsabile della comunicazione. Le sue parole quasi si perdono per la musica e il fracasso che proviene dal grande auditorium a seggiole mobili così ci fai cinema e palestra, convegni, messa e kermesse esterne come quella in corso, una tre giorni della Mar Cremonini, anche 1.200 persone, o le presentazioni di Teddy abbigliamento. "Rendono, ma sono troppo invasive. <br />In futuro non più di un giorno a evento, massimo 200 persone", annuncia Franz Vismara, contrario alla bulimia di eventi. <br />Così però non si tagliano i costi.<br /> "Bisogna razionalizzare in altro modo". Come?<br /><br />Nel centro medico, 15 dottori, 26 infermieri e tutti gli ambulatori, spiega il responsabile Antonio Boschini, 55 anni, membro di punta del Comitato di gestione. Negli anni è cambiato tutto, tossici, patologie, percorsi terapeutici: "Sei ragazzi su dieci non si sono mai bucati, consumano ogni droga e alcol, l'emergenza primaria è psichiatrico-comportamentale, disturbi di personalità e di identità sessuale, non più infettiva: niente casi di Aids, un centinaio di sieropositivi contro i 600 di un tempo". I tagli? "Due consulenti di Economia medica segnalati da Letizia mi hanno mostrato come cambiando i turni possiamo rinunciare a 3-4 infermieri, come i 95 euro al giorno dalle Asl di Roma e Rimini per assistere in casa-alloggio 50 terminali di Aids non coprano le spese, come sia folle dilapidare 24 mila euro l'anno di ossigeno per due malati senza domandare rimborsi per ingenuità o snobismo. <br />Prima io non chiedevo quanto spendevo, ora la musica è cambiata, siamo tutti chiamati a decidere su tutto"<br />InchiestaCom'è finita San Patrignanodi Roberto Di Caro(15 febbraio 2012)<br /><br />E' la nuova San Patrignano tipo soviet: l'altra faccia dell'assunzione dei poteri d'indirizzo da parte dei Moratti, che stanno qui ogni weekend e in refettorio mangiano a turno ai tavoli dei settori di lavoro per informarsi su come va e cosa cambiare. Entusiasta perché "ora possiamo dimostrare di che pasta siamo fatti" è Monica Lippi, rapporti con cento comunità nel mondo. "Stremato dalle discussioni, non sempre pacifiche" si dichiara Boschini, che difende il nuovo corso. <br />Orgoglioso "che questa fase di cantiere sia gestita da noi e non da qualche esperto McKinsey" è Federico Samaden, fondatore della San Patrignano trentina, ma lui è un ugualitarista a oltranza, un socialista empatico, l'unico cui l'accenno ai soviet non suona ironico. Solo a qualcuno scappa detto:<br /> "Prima, con Andrea che decideva tutto, sapevo almeno con chi prendermela...".<br /><blockquote></blockquote></span>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-29413853550474115332011-12-15T07:12:00.000-08:002011-12-15T07:13:29.579-08:00BASTA RAZZISMO!!!<blockquote><strong>Cheikh Tidiane Gaye:<br />Oggi ho partecipato alla manifestazione di contestazione a Milano davanti alla Prefettura. Una presenza notevole di cittadini di ogni provenienza ha chiesto la chiusura della Casapound di Firenze e di tutti i luoghi fascisti. Mi unisco al dolore delle famiglie, degli amici e della comunità senegalese per la perdita di Modou Samb (40 anni), Mor Diop (54anni) e il ferimento di Mous...tapha Dieng (34), Sougou Mor (32) e Mbenghe Cheikh (42). Queste persone sono state vittime di una politica di esclusione, razzista e xenofoba. L’ennesimo atto che dimostra la regressione culturale del nostro paese, l’Italia, sul tema della multiculturalità, dell’intercultura e dell’integrazione. La ferita è profonda, la piaga, dopo sei secoli vissuti tra schiavitù e colonialismo, non si è ancora cicatrizzata. Le vittime sono persone con proprie storie ,che provengono da una civiltà dell’accoglienza secolare. In una società civile anche i cani hanno una loro dignità. I negri sono orgogliosi di essere NEGRI. Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto mandandomi messaggi solidali</strong></blockquote>.Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-67350001361545581312011-12-14T21:27:00.000-08:002011-12-14T22:08:31.635-08:00IL GERME DELLA FOLLIA : PROBLEMI DI CLIMA<blockquote><strong> <iframe width="460" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/HYBM3zfHRgg" frameborder="0" allowfullscreen></iframe> <br />Gianluca Casseri è il cinquantenne di Cireglio, periferia di Pistoia, che ieri a Firenze ha sparato contro cinque senegalesi. Una strage organizzata, stando alle ricostruzioni, pensata con cura. Casseri ha inseguito le vittime, colpendole con precisione a distanza. E ha rischiato di spargere ancora più sangue.<br /><br />La cronaca racconta di morti e feriti, panico, sgomento. Della conseguente rivolta civile di africani e centri sociali, e della solidarietà del Comune, che pagherà il rientro in patria delle salme. Politica e intellettuali accusano CasaPound, l’organizzazione di destra in cui si riconosceva l’assassino, definito «teorico neofascista», ispirato «da Nietzsche, Jung ed Evola».<br /><br />Un’azione in due tempi, quella di Casseri: al mattino in piazza Dalmazia, nel pomeriggio al mercato di San Lorenzo, dove commerciano extracomunitari di colore e negozianti fiorentini. <br />I primi smerciano prodotti africani di bellezza, fanno i dread e gestiscono qualche Internet point. Quegli altri contrattano sui loro capi di pelle e borse, che comprano soprattutto campani e calabresi, rivendendoli a prezzo triplo. Poi ci sono gli ambulanti, cogli accendini, gli immancabili fazzoletti di carta, i bracciali portafortuna e le calze di spugna. Corte o lunghe, vanno bene per la palestra, la corsa, il cambio: c’è la crisi. Tagli, debiti, recessione.<br /><br />Hanno occhi neri questi ambulanti, corpi slanciati, atletici, resistenti. Spiriti forti. <br />La vita li ha abituati a peregrinare, ad arrangiarsi, consumarsi. Restano guardinghi, a Firenze: dietro Palazzo Medici, verso via Guelfa e nelle viuzze intorno al mercato di San Lorenzo. Non fuggono come i cingalesi nel centro di Roma, inseguiti dai vigili. Non urlano come i pakistani sotto i portici di Bologna o nei quartieri dormitorio di Milano; dove l’odore d’oriente trapassa le pareti, come le voci di donne ai fornelli, coi loro bimbi al seno o nel grembo.<br /><br />Ieri Casseri stava appresso ad ambulanti, pistola 357 Magnum riposta e silente, prima del folle gesto. Si sarà sentito un giustiziere, si commenta su Internet e giornali. Ce l’aveva coi negri, abbagliato dal mito della razza, si legge. Ne immaginava una pura e cristiana, hanno scritto i cronisti, pescando sul sito Stormfront e altri distretti della rete: vetrine dell’estremismo destrorso e tifoserie del «pazzo» omicida.<br /><br />Su Repubblica di oggi, Adriano Sofri ha scritto che l’insistenza sulla follia di Casseri, morto suicida, potrebbe sollevarlo dalla responsabilità di uomo. Di solito, intervenire a caldo su fatti del genere è conveniente, pur nell’imbarazzo. Sovente c'è prudenza o sentenza. Non di rado si sbaglia, però, per la foga d’individuare il capro, prescindendo dal contesto.<br /><br />Le vittime di Casseri ricordano gli africani schiavizzati a Rosarno. Braccia, esclusi, perseguitati. Figli di un dio minore come quei poveri raccoglitori di arance. Costretti a migrare da un sud a un sud del nord: per mete casuali alla ricerca del pane. «Essi sempre umili, essi sempre deboli, essi sempre timidi, essi sempre infimi, essi sempre colpevoli, essi sempre sudditi, essi sempre piccoli», per l’anima di Pasolini.<br /><br />La tragica vicenda di Firenze non nasce dalla xenofobia di gruppi politici minoritari. A inculcare la paura dello straniero e della diversità ci ha pensato da tempo la Lega. Con l’odio razziale e la propaganda d'una falsa tradizione celtico-cristiana del «popolo padano», dimentica dell’ecumenismo evangelico. E a veicolarne violenza e distorsioni hanno provveduto, per scopi elettorali, i media del Cavaliere, ex riferimento politico della Chiesa.<br /><br />Di là da imputazioni e condanne, la strage di Firenze ripropone, in tutta la sua gravità e urgenza, il problema dell’integrazione. Che non può più essere escluso dall’agenda politica col pretesto dello spread.Emiliano Morrone <br />..................<br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-E__u6WJizkg/TumM_EofZWI/AAAAAAAAPFA/H6XajZAkfgU/s1600/206344_201312319899204_100000613116098_634913_5767922_n.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 239px; height: 360px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-E__u6WJizkg/TumM_EofZWI/AAAAAAAAPFA/H6XajZAkfgU/s400/206344_201312319899204_100000613116098_634913_5767922_n.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5686231019735180642" /></a><br />Cheikh Tidiane Gaye<br /><br />BASTA RAZZISMO!!!<br /><br />Oggi ho partecipato<br /> alla manifestazione <br />di contestazione a Milano<br /> davanti alla Prefettura.<br /><br /><br /> Una presenza notevole di cittadini di ogni provenienza ha chiesto la chiusura della Casapound di Firenze e di tutti i luoghi fascisti. Mi unisco al dolore delle famiglie, degli amici e della comunità senegalese per la perdita di Modou Samb (40 anni), Mor Diop (54anni) e il ferimento di Mous...tapha Dieng (34), Sougou Mor (32) e Mbenghe Cheikh (42). Queste persone sono state vittime di una politica di esclusione, razzista e xenofoba. L’ennesimo atto che dimostra la regressione culturale del nostro paese, l’Italia, sul tema della multiculturalità, dell’intercultura e dell’integrazione. La ferita è profonda, la piaga, dopo sei secoli vissuti tra schiavitù e colonialismo, non si è ancora cicatrizzata. Le vittime sono persone con proprie storie ,che provengono da una civiltà dell’accoglienza secolare. In una società civile anche i cani hanno una loro dignità. I negri sono orgogliosi di essere NEGRI. <br />Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto mandandomi messaggi solidali.<br /><br />--------------------<br />LA PROTESTASenegalesi per Firenze in corteo all'Esquilino<br />Tensioni vicino alla sede di Casa PoundLa manifestazione spontanea di un centinaio di persone ha raggiunto piazza Vittorio per esprimere la loro solidarietà ai connazionali uccisi da un estremista di destra<br /> Il corteo dei senegalesi in piazza Vittorio <br /> Corteo spontaneo di un centinaio di senegalesi contro gli agguati di ieri a Firenze. Un centinaio di manifestanti hanno attraversato l'Esquilino, il quartiere multietnico della capitale, per esprimere la loro solidarietà ai connazionali uccisi da un estremista di destra.<br /><br />La situazione inizialmente era tranquilla. Poi è bastata la reazione di un ragazzo bloccato nel traffico ("Dovete togliervi, qui c'è gente che lavora") per accendere qualche scintilla in via di Porta Maggiore, all'incrocio con viale Manzoni. Alcuni manifestanti hanno tentato di raggiungere il giovane ma sono stati bloccati da altri stranieri e dagli agente in borghese che hanno evitato il contatto. Ma per tutto il corteo la tensione è rimasta alta. All'angolo con via Napoleone III, nei pressi della sede romana di Casapound presidiata da agenti e camionette della polizia, a quanto si apprende, un gruppo di militanti dei centri sociali ha tentato di raggiungere la sede del movimento di destra lanciando petardi e qualche oggetto contro lo schieramento delle forze dell'ordine che poco dopo li ha dispersi sparando alcuni lacrimogeni verso un gruppo di giovani vestiti di nero e a volto coperto che stavano manifestando urlando slogan come 'Camerata basco nero il tuo posto è al cimitero'. <br /><br />IL CORTEO DEI SENEGALESI ALL'ESQUILINO<br /><br />Nel <br />pomeriggio, i senegalesi sono partiti da piazza Porta Maggiore e hanno attraversato viale Manzoni. In alcuni punti hanno bloccato il traffico, scendendo dai marciapiedi e bloccando così la circolazione. Il corteo si è poi fermato in piazza Vittorio: qui i manifestanti sono arrivati davanti all'ingresso della metro, dal lato di via Ricasoli, chiuso al traffico. Gli altri hanno occupato la strada urlando frasi nella loro lingua. Con le mani alzate e incrociate per rappresentare le manette sono ripartiti da piazza Vittorio per sfilare in corteo lungo via Principe Eugenio. Hanno intonato cori "Basta razzismo" e hanno occupato di nuovo la carreggiata. "Ci alziamo per la rabbia, per la solidarietà con i nostri fratelli e connazionali, perché quello che è successo a Firenze poteva succede a chiunque di noi. Viviamo tutti in condizioni difficili - ha spiegato Malik - molti di noi sono senza lavoro e senza documenti, rimaniamo qui per vent'anni senza poter tornare nel nostro Paese a trovare i nostri parenti. E poi ci ammazzano pure". Un comizio in lingua wolof ha bloccato via Principe Eugenio e via Napoleone III, ai lati una pattuglia della polizia e municipale hanno monitorato la manifestazione che si è diretta verso Santa Croce in Gerusalemme.<br /><br />I disordini in piazza Vittorio hanno provocato una serie di rallentamenti al traffico. Deviate diverse linee bus e bloccati i tram 5 e 14. Fermo il trenino Centocelle-Giardinetti, anche per un incidente: una persona ha attraversato i binari in un punto vietato, è stato urtato dal treno ma il tranviere è riuscito a frenare in tempo. E' rimasto illeso.<br /><br />"Questo è solo l'inizio - hanno detto i senegalesi arrivati al Pigneto - domani proveremo a fare una conferenza stampa in Campidoglio e consegneremo una lettera al sindaco con le nostre richieste: giustizia e più considerazione perché dopo l'agguato di ieri a Firenze anche nella capitale bisogna ribadire che il colore della pelle non ha importanza. L'immigrazione esiste ovunque - ha ricordato Malik - molti di noi sono integrati, lavorano e pagano le tasse. Dateci la possibilità di farlo". <br />(14 dicembre 2011) © Riproduzione riservata <br /><br /><br /> </strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-76156107782944183312011-09-21T09:28:00.001-07:002011-12-14T21:37:16.997-08:00la fuga dalla polizia...............<blockquote><strong> Per il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, non ci sono dubbi: <br /><br />« Chiediamo alle forze dell'ordine che intervengano immediatamente. <br />Non è possibile che le forze dell'ordine presenti, in modo supino, accettino un atteggiamento di prepotenza da parte di questi delinquenti, e pertanto bisogna caricare affinché lo Stato dimostri che anche Lampedusa è Italia! »<br /><br /> Intanto, mentre lo dice, scorrono le immagini della polizia che manganella gli extracomunitari. Molti saltano giù da un'altezza di diversi metri. <br />Qualcuno si fa male. <br />E meno male che le forze dell'ordine presenti "accettavano in modo supino": se niente niente si fossero tirate un pochino su, sarebbe stata una strage!<br /> Poi, Bernardino sbotta anche con Napolitano: "che si smuova anche il culo il Presidente Napolitano, con tutto il dovuto rispetto... e venga a Lampedusa!". <br /><br /> L'Art. 278 del TITOLO I, CAPO II del codice penale, "Offesa all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica", recita così:<br />« Chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica e’ punito con la reclusione da uno a cinque anni. Articolo cosi’ modificato dalla L. 11 novembre 1947, n. 1317. »<br /><br /> Ma non c'era la procedibilità d'ufficio? O vale solo per Maurizio Belpietro?<br /> Del resto, se la legge fosse uguale per tutti, l'articolo 272 "Propaganda ed apologia sovversiva o antinazionale" avrebbe già frenato i turgori padani di Bossi da un bel pezzo:<br />« Chiunque nel territorio dello Stato fa propaganda per la instaurazione violenta della dittatura di una classe sociale sulle altre, o per la soppressione violenta di una classe sociale o, comunque, per il sovvertimento violento degli ordinamenti economici o sociali costituiti nello Stato, ovvero fa propaganda per la distruzione di ogni ordinamento politico e giuridico della società, è punito con la reclusione da uno a cinque anni (c.p.302-312, 363).<br /><br />Se la propaganda è fatta per distruggere o deprimere il sentimento nazionale, la pena è della reclusione da sei mesi a due anni. »<br /> Due anni per il dito medio, due anni per la bandiera bruciata, due anni per ogni volta che ha invocato la secessione e se l'è presa con i "teroni", in un paese normale altro che il rito dell'ampolla! Il leader del Carroccio avrebbe celebrato il rito del pitale, in cella. <br /><br /><iframe width="460" height="345" src="http://www.youtube.com/embed/wqV4yXOL900" frameborder="0" allowfullscreen></iframe><br /><br /><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-q8VAzYv64aw/TpByr0jHfuI/AAAAAAAAOl8/xnYIN7UG0Z0/s1600/296218_2340821047234_1451170262_2528120_362447068_n.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 366px; height: 500px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-q8VAzYv64aw/TpByr0jHfuI/AAAAAAAAOl8/xnYIN7UG0Z0/s400/296218_2340821047234_1451170262_2528120_362447068_n.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5661150828770590434" /></a><br /><br /><br /></strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-52005702621343386052011-09-01T21:33:00.000-07:002011-09-01T21:36:48.522-07:00<a href="http://2.bp.blogspot.com/-UfPi5tg7aiM/TmBc9JIzwXI/AAAAAAAAOA4/tBHGjqCpFNs/s1600/safe_imageCAQBA5SI.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 384px; height: 464px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-UfPi5tg7aiM/TmBc9JIzwXI/AAAAAAAAOA4/tBHGjqCpFNs/s400/safe_imageCAQBA5SI.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5647616138217242994" /></a>
<br />Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani
<br /> e stranieri allora vi diro' che, nel vostro senso, io
<br /> non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo
<br />in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e
<br />oppressori dall'altro.
<br /> Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri
<br /> - Don Lorenzo Milani
<br />
<br />.pubblicata da O Tosco che per la città del foco
<br />giovedì 1 settembre 2011 alle ore 23.43.
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<br /> <a href="http://1.bp.blogspot.com/-kTC4RnaIbz0/TmBdDdcZEFI/AAAAAAAAOBA/CSFgajfZDMw/s1600/380px-Paiement_euros.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 380px; height: 285px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-kTC4RnaIbz0/TmBdDdcZEFI/AAAAAAAAOBA/CSFgajfZDMw/s400/380px-Paiement_euros.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5647616246747304018" /></a>
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<br />.Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-47079626328772054002011-08-30T09:37:00.000-07:002011-12-14T21:40:00.413-08:00litania dei migranti<blockquote><strong>i barconi sono pieni nelle stive<br />di sterpaglia umana accantonata<br />nessun respiro rialita il compagno<br />della compagna si e' perso anche il suono<br />vibra ancora il ventre della nave<br />con i corpi arrotolati nel giornale<br />in sequenza uno dietro l'altro <br />ad aspettare che si apra una finestra<br />sono tinti di sudore e di sporcizia<br />addormentati rigidi sul molo<br />la frescura della notte li accompagna<br />refrigerio ultimo regalo<br />e' un risveglio tra le sabbie del deserto<br />senza nome nelle fosse accanto al mare <br /><br />pino de stasio </strong></blockquote><br />( per i venticinque migranti morti nella stiva di una barcone senza nome )<br /><br /><strong>pubblicata da Pino De Stasio <br />lunedì 1 agosto 2011 alle ore 17.48</strong>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-45335685824867035702011-08-01T21:47:00.001-07:002011-09-01T21:49:32.502-07:00<a href="http://4.bp.blogspot.com/-YeY2GXpf9e8/TjeBc9QzmRI/AAAAAAAANko/M5DfC9l04aE/s1600/195141467-ae534c4d-0a76-42ff-a0f2-235d0b1376d7.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 225px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-YeY2GXpf9e8/TjeBc9QzmRI/AAAAAAAANko/M5DfC9l04aE/s400/195141467-ae534c4d-0a76-42ff-a0f2-235d0b1376d7.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5636115793158838546" /></a>
<br />L'EMERGENZA
<br />Africa-Lampedusa, la morte in sala macchine
<br />I profughi somali premono alle porte dei campi
<br />Ai cancelli di Dadaab, il campo profughi più grande del mondo in Kenia, ci sono 16 mila persone che non riescono ad entrare per il sovraffollamento. L'inchiesta della magistratura italiana sulla morte dei 25 africani trovati morti nel barcone stracarico di rifugiati a largo di Lampedusa. Laura Boldrini, dell'Unhcr: "Che l'inchiesta accerti subito la verità"
<br />di CARLO CIAVONI
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<br />ROMA - A Lampedusa il grido di aiuto che arriva della Somalia, dal Corno d'Africa e dai paesi subsahariani si è spento stanotte per un attimo di fronte all'orrore della scoperta di 25 cadaveri di giovani morti asfissiati per essere stati costretti, a botte e bastonate, nella sala macchine di un barcone stracarico con 300 persone disperate, compresi anche molti bambini di pochi mesi. "Gridavano per uscire dalla botola - hanno raccontato alcuni appena salvi - ma venivano ributtati giù. Chiedevano aiuto perché non avevano ossigeno. Uno di loro è riuscito a uscire ma alcuni uomini lo hanno preso e lo hanno gettato in mare. E' annegato".
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<br />Bambini di pochi mesi. Tareke Brhane, mediatore culturale di Save the Children 1 nell'isola siciliana racconta della scorsa nottata e di quel barcone, partito dalla Libia con un carico umano di gente in fuga dalla guerra o dalla carestia. E parla di quei bambini molto piccoli che hanno affrontato il mare e rischiato che quello fosse per loro il primo e ultimo viaggio. "Pochi mesi hanno questi piccoli africani che abbiamo visto. Anche le donne erano molte e molti i nuclei familiari. Dai primi colloqui - ha detto Brhane - abbiamo avuto la consapevolezza della durezza della prova scioccante che avevano appena superato, soprattutto perché tra i morti c'erano amici e conoscenti".
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<br />Il diritto alle esequie. L'emergenza del momento, ma forse anche le lunghe procedure dell'identificazione, hanno impedito, almeno per ora, ai parenti delle vittime persino di dare l'ultimo saluto ai loro cari. Un diritto alle esequie negato, insomma, un po' dalla comprensibile concitazione del momento, ma anche da altre ragioni poco comprensibili. Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr 2, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: "E' necessario che le indagini appena iniziate facciano sapere subito cosa è davvero accaduto a bordo di quella barca. Dalle prime ricostruzioni - ha aggiunto - sembra che durante il viaggio ci siano state molte tensioni, dovute ad un sovraffollamento inverosimile, che conferma una volta di più come le persone che ruotano attorno al business dei viaggi sulla rotta Africa-Europa non abbiano scrupoli nel imporre condizioni di vita infernali durante il trasferimento in mare".
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<br />MSF sull'isola. "La situazione si è rivelata particolarmente drammatica: mentre le motovedette portavano in salvo i primi migranti, ha cominciato a diffondersi la notizia che sull'imbarcazione erano stati trovati alcuni morti", dichiara Andrea Ciocca, coordinatore del progetto di Medici Senza Frontiere 3 a Lampedusa, che ha assistito allo sbarco di stanotte "Molti dei 271 migranti (213 uomini, 21 donne e 34 bambini) soccorsi sull'isola sono ancora sotto shock, disidratati e provati da un viaggio di circa due giorni in condizioni estreme, senza cibo e con pochissima acqua". A Lampedusa, MSF è presente con un team di medici, infermieri e mediatori culturali. Contribuisce alla prima assistenza dei pazienti al molo e ne segue poi le condizioni mediche all'interno dei centri dell'isola. Tra febbraio e luglio, MSF ha assistito quasi 19mila persone fuggite dalla Libia. Le attività di MSF a Lampedusa sono finanziate da donatori privati e l'organizzazione non riceve fondi istituzionali da parte del Governo italiano.
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<br />Fuga dalle bombe in Libia. Sulla barca avevano preso posto anche una decina di adolescenti non accompagnati, con i quali ora sono in corso i colloqui necessari per conoscerne la storia e stabilire il loro immediato futuro. "Adesso è necessario che riposino - ha aggiunto il mediatore di Save the Children - e avere un minimo di ristoro dopo un viaggio terribile, durante il quale hanno visto la morte e dopo essersi lasciati alle spalle un paese in guerra. Alcuni di loro ci hanno raccontato che i bombardamenti rendono sempre più difficile rimanere in Libia, ma anche partire e raggiungere i porti".
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<br />Kenia, a Dadaad non si riesce ad entrare . Ai cancelli del campo profughi di Dadaab, in Kenia, una massa umana scampata alla carestia non riesce ad entrare per i ritardi nella registrazione. Così vivono all'aperto nella sterpaglia o in ripari di fortuna. E' quanto denuncia Save the Children. Secondo l'organizzazione, il numero dei rifugiati in fuga dalla Somalia è cosi alto da rendere ancor più complicato il lavoro di identificazione. Il problema nasce dalla carenza di personale, che il governo keniano - al momento - non sembra in grado di fornire. "Tutti i bambini che fuggono la fame e la guerra in Somalia - ha affermato il capo di Save the Children in Kenya, Prasant Naik - arrivano esausti. Dobbiamo fare di più per loro invece di costringerli a vivere tra le erbacce". Il campo profughi di Dabaad è il più grande del mondo. Costruito per una capacità di 90mila persone ne ospita oltre 400mila in maggioranza somali.
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<br />Il ponte aereo prosegue. Intanto, un nuovo volo del Programma Alimentare Mondiale (Pam 4) con 10 tonnellate di aiuti alimentari è arrivato oggi a Mogadiscio, mentre l'Unicef 5 ha avviato una campagna di vaccinazione contro la poliomielite e il morbillo nel campo profughi Dadaab, in Kenya. Si contano ormai a milioni - ed è persino difficile quantificarli esattamente - le persone colpite da carestia e siccità nell'intera area del Corno d'Africa, che hanno immediato bisogno di tutto, un'emergenza alla quale Le organizzazioni umanitarie cercano di dare risposte. Il volo del Pam è arrivato oggi nella capitale somala con tonnellate di prodotti per bambini malnutriti. L'agenzia Onu sta anche cercando di accelerare le procedure per distribuire gli aiuti alimentari a Dollow, nel sud del paese, vicino alla frontiera con il kenya, la stessa controllata dalle milizie di Al Shabaab e dove più inesorabile è la carestia. "Un aereo è arrivato oggi, il sesto dall'inizio del ponte aereo, cominciato mercoledì - ha detto alla un portavoce del Pam, David Orr, a Mogadiscio - il ponte aereo è in corso e andrà avanti. Con il carico odierno siamo a 80 tonnellate di aiuti alimentari arrivati nella capitale somala per i bambini malnutriti".
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<br />Dove è impossibile allestire luoghi per rifugiati. Dalla comunità somala in Italia è stato chiesto più volte perché i campi di accoglienza per chi fugge dal loro paese siano stati allestiti in Etiopia e Kenia e non all'interno dei confini del loro Paese. La risposta che viene fornita da Laura Boldrini a questo proposito è che "Sarebbe giusto e logico che i luoghi per i rifugiati restassero nei confini della Somalia, ma al momento non esistono le condizioni di sicurezza dove sarebbe utile allestirli".
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<br />Mortalità come nel 1992. Intanto si appresnde che Il tasso di mortalità e il livello di malnutrizione in Somalia sono comparabili con quelli del 1992, quando morirono circa 250 mila persone". E' quanto si legge nel primo rapporto sulla situazione della carestia in Somalia, di Caritas Somalia 6. "La già grave siccità è stata resa tragica dal conflitto interno e dall'assenza di uno Stato credibile. E' una situazione gravissima anche perché le associazioni cattoliche non hanno accesso in gran parte dei territori, ma questa mattina abbiamo allacciato alcuni rapporti con alcune Ong mussulmane". E' quanto ha detto il presidente di Caritas Somalia, mons. Giorgio Bertin. "Un quarto della popolazione della Somalia è sfollato - riferisce il rapporto - e percorrono grandi distanze a piedi, a dorso di mulo o impiegando i loro ultimi risparmi per ottenere un passaggio su camion sovraffollati".
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<br />La Francia aumenta gli aiuti. La Francia ha deciso di portare da 10 a 30 milioni di euro i suoi aiuti per l'emergenza carestia nel Corno d'Africa. Lo ha reso noto oggi la portavoce del governo, Valerie Pecresse, ricordando che Parigi aveva già raddoppiato il suo contributo lo scorso luglio per i Paesi africani colpiti dalla crisi alimentare e sottolineando la volontà della Francia di impegnarsi di più. La decisione di triplicare gli aiuti per il Corno d'Africa è stata annunciata stamani dal presidente francese Nicolas Sarkozy durante il Consiglio dei ministri.
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<br />(01 agosto 2011) © Riproduzione riservata
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<br /><blockquote><strong><a href="http://2.bp.blogspot.com/-mKgFu9OP6K4/Tf8JWUIXCsI/AAAAAAAANLU/YesvVHxvA0k/s1600/cie-ponte-galeria-e1308557119199.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 250px; height: 168px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-mKgFu9OP6K4/Tf8JWUIXCsI/AAAAAAAANLU/YesvVHxvA0k/s400/cie-ponte-galeria-e1308557119199.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5620221138947214018" /></a>
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<br />L’Italia li rinchiude un anno e mezzo nei Cie
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<br />Scritto da Redazione | Diritto di critica
<br />il 20 giugno 2011 in Politica / Società
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<br />Scritto per noi da Andrea Onori
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<br />I Centri di identificazione ed espulsione (Cie) tornano a far parlare di sé. Nonostante da quel lontano 8 Agosto del 2009 (entrata in vigore del “pacchetto sicurezza”) non abbiano mai smesso di agitarsi. Sono due anni che ogni giorno proteste, scioperi, gesti di autolesionismo, rivolte, incendi e fughe divampano nel bel mezzo dell’indifferenza più assordante.
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<br />Venerdì scorso, l’ennesimo episodio di tensione all'interno del Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria (Roma). Alcuni migranti rinchiusi all’interno della struttura, hanno incendiato le stanze servendosi dei suppellettili e materassi. La protesta è partita dal settore maschile. Dopo un scontro frontale con le forze dell’ordine, il risultato è di qualche ferito tra i migranti e ingenti danni registrati alla struttura.
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<br />Il detonatore che avrebbe fatto scoppiare la rivolta sarebbe lo stesso motivo di due anni fa, quando Maroni varò il “pacchetto sicurezza” allungando la permanenza nei Cie da 60 a 180 giorni. Ora, un migrante potrebbe restare trattenuto addirittura fino a 18 mesi.“Con l’aumento dei tempi di permanenza nei CIE si compie il passo definitivo per trasformare strutture, inizialmente pensate per una permanenza massima di 60 giorni, in luoghi in cui cittadini stranieri, pur non avendo commesso alcun reato, nemmeno quello di clandestinità, così come sancito dall’Unione Europea, sono costretti per un anno e mezzo a vivere in carceri lager» dichiara il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.
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<br />Il Garante si dice indignato e addolorato per come il governo sta affrontando il problema delle politiche migratorie “In questa decisione del Governo, fortemente criticata anche dal mondo cattolico e dal volontariato, non si tiene in considerazione in primo luogo la sofferenza e la dignità di migliaia di persone disperate, a cui nonostante la sensibilità e l’attenzione delle forze dell’ordine e degli operatori che gestiscono i Centri, oggettivamente non è possibile garantire i diritti fondamentali”. Angiolo Marrioni ci conferma che le condizioni di vita all’interno dei centri sono inverosimili e ora, con i tempi che diventeranno più lunghi, la situazione potrà solo peggiorare o addirittura esplodere. “Non è questa un’operazione degna di un Paese civile come il nostro - continua il garante - trasformare dei disperati in detenuti senza diritti, senza assistenza e senza garanzie”.
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<br />Per il monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes allungare i tempi di trattenimento dei Cie, “che non sono un luogo dove le persone vengono tutelate, significa esasperare maggiormente la situazione. Sappiamo che i Centri di Identificazione ed Espulsione sono un luogo di grande conflittualità, di violenza, di autolesionismo, perchè la persona non è tutelata”.
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<br />Cosa sono i Cie
<br />Celle, filo spinato, vigilanze, forze dell’ordine, abbandono, sporcizia, freddo estremo d’inverno e troppo caldo d’estate. E poi ancora: violenza fisica e morale, autolesionismo, fughe e indifferenza. E’ questo ciò che troviamo dentro quei recinti per esseri umani.
<br />Il 23 maggio del 2008 il Ministro Maroni cambiò nome a queste strutture nonostante il suo fine sia stato sempre lo stesso. In precedenza usava la parola “permanenza” (Centro Permanenza Temporanea), quasi a significare che fosse un soggiorno. Come se i migranti accolti nelle celle avessero un trattamento privilegiato. Invece, oggi ci troviamo davanti ad un progetto diretto di “identificazione ed espulsione” (CIE). Comunque si vogliano chiamare queste strutture, non sono altro che luoghi di detenzione adibiti per immigrati senza permesso di soggiorno. Sono veri e propri centri di reclusione dove gli “irregolari” vengono ammassati per lunghi mesi. Una sospensione della vita.
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<br />Nei Cie è praticamente negato l’accesso alle organizzazioni non governative e a tutti gli enti di tutela, a eccezione dell’UNHCR e della Caritas che sono comunque tenuti a presentare formale richiesta di autorizzazione. Anche giornalisti e parlamentari hanno spesso visto chiudersi la porta in faccia. Soprattutto in questi ultimi mesi, quando con una circolare silenziosa lanciata nel mese di aprile, si vietava alla stampa l’ingresso nei Cie e nei Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara). Il pretesto per varare in poco tempo questa direttiva è lo stato di emergenza per gli sbarchi.
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<br />Amnesty International nel suo rapporto annuale del 2010, denunciava che “troppe volte i detenuti sono sistemati in container (come succede permanentemente a Torino) e in altri tipi di alloggi inadeguati a un soggiorno prolungato, esposti a temperature estreme, in condizioni di sovraffollamento. Alcuni centri hanno uno spazio aperto troppo ristretto, quando non manca del tutto”. Un altro comunicato di Amnesty parlava di condizioni igieniche carenti, cibo scadente e soprattutto di mancate forniture di vestiti puliti, biancheria, lenzuola.
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<br />Esprimono preoccupazione anche Medici Senza frontiere che chiedono “la chiusura di due centri dove abbiamo riscontrato condizioni di detenzione intollerabili”. Si tratta dei centri siciliani di Kinisia e Palazzo San Gervasio. “Le persone dormono dentro tende e i servizi medici sono insufficienti - dice l’associazione - A Kinisia manca l’elettricità e l’accesso all’acqua è saltuario”. In due precedenti rapporti (2004-2010), Medici Senza frontiere, aveva denunciato le “conseguenze disastrose” sulla salute fisica e mentale delle condizioni di detenzione dei Cie di tutta l’Italia.
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<br /> </strong></blockquote>
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<br />Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-56508346210360401722011-06-29T20:32:00.000-07:002011-06-29T20:33:24.139-07:00LE MORTI BIANCHE( e le vedove in nero )<br /><br />Grazie alla nuova manovalanza,<br />che dall’est arrivò assai affamata,<br />‘sto triste dato è ‘na costanza,<br />la statistica sempre va aggiornata. <br /><br />Er vizio è antico e disgraziato,<br />la sicurezza è ‘n costo assai oneroso,<br />chi sta più in basso va sfruttato,<br />così l’appalto è più lucroso. <br /><br />Nun s’arisparmia solo sur cemento,<br />a chi è gozzone nun je basta,<br />si quarcun se schianta ar pavimento,<br />…è solo un costo pe’ vince l’asta !!!!<br /><br />Er problema allor in che consiste:<br />ar massimo piagne quarche moglie,<br />n’infortunio in più va sulle liste,<br />e ar padrone restan le sue gioie . <br /><br />E si, perché er trucco è conosciuto,<br />basta cambià er nome de facciata,<br />la società sparisce der cornuto,<br />e rinasce ‘na merda immacolata !!!!! <br /><br />( Bruno Panuccio 30/06/2010 )Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-27704881345696117172011-05-08T17:35:00.000-07:002011-12-14T21:38:17.906-08:00RETTIFICA<a href="http://1.bp.blogspot.com/-kF-n9V8neok/TpDsf5M7ssI/AAAAAAAAOm0/q7r23kx6Ss0/s1600/picasabackground.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 490px; height: 435px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-kF-n9V8neok/TpDsf5M7ssI/AAAAAAAAOm0/q7r23kx6Ss0/s400/picasabackground.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5661284764279878338" /></a>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-42003130843629244252011-04-07T08:19:00.000-07:002011-09-01T22:19:59.207-07:00DISPERSI IN MARE----------------------------
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<br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-SW2x_LIXFVM/TZ3WpaWxy2I/AAAAAAAAMIw/i2_biOFyGkY/s1600/untitled.bmp"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 180px; height: 246px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-SW2x_LIXFVM/TZ3WpaWxy2I/AAAAAAAAMIw/i2_biOFyGkY/s400/untitled.bmp" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5592862319201864546" /></a>
<br /><blockquote><strong>ancora dispersi per le ruvide
<br />acque del mediterraneo,sono
<br />uominiin jeans e donne vestite
<br />dei coloridel sole e bimbi,
<br />nei gorghi pieni di nafta
<br />sversata.
<br />
<br />Nemmeno un sorriso tra i
<br />corpi gonfi e riversi
<br />passivi scogli di carne
<br />putrescenti speranze
<br />decomposte ...
<br />Nessuna mano potra'stringere la nostra, capovolti come tappetisul mare insopportabilmente caldo aspettano che si posi un semplice uccello in traversata ansiosa a confortare con le loro zampette un lembo di pelle o un viso che solo loro osserveranno cosi' da vicinoda sembrare ancora piu' bello .
<br />pino de stasio
<br />(6 aprile 2011</strong></blockquote>
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<br /><blockquote><strong>Un dolore senza nome</blockquote>
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<br />Claudio Magris:
<br />Nella parabola evangelica degli operai della vigna quelli che hanno lavorato soltanto un’ora, l’ultima della giornata, ricevono lo stesso salario di quelli ingaggiati all’alba, che hanno lavorato tutto il giorno. Ma, se avevano atteso oziosi tutto il giorno, è perché nessuno prima li aveva chiamati; perché fino a quel momento non avevano avuto, a differenza degli altri, alcuna opportunità.
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<br />L’inaccettabile disuguaglianza di partenza tra gli uomini, che destina alcuni ad una vita miserabile e impedisce ogni selezione di merito, va dunque corretta, anche con misure apparentemente parziali e disegualitarie, come fa il padrone della vigna.
<br />
<br />Il mondo intero è un turpe, equivoco teatro di disuguaglianze; non di inevitabili e positive diversità di qualità, tendenze, capacità, doti, risorse, ruoli sociali, bensì di punti di partenza, di opportunità. È un’offesa all’individuo, a tanti singoli individui, che diviene un dramma anche per l’efficienza di una società. I profughi che arrivano alle nostre coste e alle nostre isole appartengono a questi esclusi a priori, a questi corridori nella corsa della vita condannati a partire quando gli altri sono quasi già arrivati e quindi perdenti già prima della gara. A parte il caso specifico dell’emergenza di queste settimane, con tutte le sue variabili – l’improvvisa crisi nordafricana, la confusione e mistificazione di pietà, ragioni umanitarie, interessi economici e politica di potenza, la lacerazione e l’impotenza o meglio quasi l’inesistenza di un’Europa con una sua politica – quello che è successo e succede a Lampedusa non è solo un grave momento, ma anche un’involontaria prova generale di eventi e situazioni destinati a ripetersi nelle più varie occasioni e parti del mondo, di migrazioni inevitabili e impossibili, che potranno aprire un abisso fra umanità, sentimenti umani e doveri morali da una parte e possibilità concrete dall’altra.
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<br />Il numero dei dannati della terra, giustamente desiderosi di vivere con un minimo di dignità, è tale da poter un giorno diventare insostenibile e rendere materialmente impossibile ciò che è moralmente doveroso ovvero la loro accoglienza. In Italia certo ancora si strepita troppo facilmente, dinanzi a una situazione peraltro ancora sostenibile e meno drammatica di altre sinora affrontate in altri Paesi. Ma quello che è avvenuto a Lampedusa è un simbolico segnale di una possibilità drammatica ben più grande; se a Milano o a Firenze arrivasse di colpo un numero proporzionalmente altrettanto ingente di fuggiaschi, le reazioni sarebbero – sgradevolmente ma comprensibilmente – ben più aspre. Quello che è successo a Lampedusa dimostra, con la violenza e l’ambiguità di una parabola evangelica, la necessità e l’impossibilità di una autentica fraternità umana universale, il dovere e il non potere accogliere tutti coloro che chiedono aiuto.
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<br />Proprio per questo, proprio perché la situazione è così grave e implica contraddizioni forse insanabili per la civiltà, quel di più di ottuso rifiuto razzista, di calcolato e manovrato allarmismo, di livida chiusura è inaccettabile. C’è un elemento quasi simbolico e in realtà terribilmente concreto che esemplifica questa tragedia e richiama la parabola evangelica interpretata in questo senso da un saggio di Giovanni Bazoli. Barconi sono affondati nel Mediterraneo, persone sono annegate senza che di esse si conosca il nome. Questi operai non hanno avuto la chiamata e nemmeno il salvagente dell’ultima ora; sono stati cancellati dal mare come se non fossero mai esistiti, sepolti senza un nome. Di molti, nessuno forse saprà nemmeno che sono morti; ad essi è stato tolto anche il minimo di una dignità, il nome, segno di un unico e irripetibile individuo. La cancellazione del nome è un oltraggio supremo, di cui la storia umana è crudelmente prodiga. Livio Sirovich, in un suo libro, racconta ad esempio di un bambino ebreo nato in un lager di sterminio e ucciso prima di ricevere un nome. Meno tragico ma altrettanto umiliante è quanto racconta il maresciallo Chu Teh, lo stratega cinese della Lunga Marcia, quando nelle sue memorie dice che sua madre contadina non aveva un nome, come non lo avevano le galline del pollaio, a differenza degli animali che amiamo e cui rivolgiamo affetti e cure. Nella cerchia allargata della mia famiglia acquisita c’è, in passato, una bambina illegittima, causa dell’ostracismo destinato a quell’epoca a sua madre nubile, morta piccola; ho cercato invano, a distanza di tanti decenni, di ritrovare il suo nome e sento come una vergogna non esservi riuscito.
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<br />Il mare è un enorme cimitero di ignoti, come gli schiavi senza nome periti nella tratta dei neri e gettati nelle acque dalle navi negriere. Oggi – nonostante le gravi difficoltà, fra l’altro messe ingiustamente soprattutto sulle spalle dell’Italia – si può e quindi si deve fare ancora molto per accogliere quelli che il Vangelo chiama gli ultimi e che è difficile immaginare possano veramente un giorno diventare i primi, come il Vangelo annuncia.
<br />Talvolta sono vilmente contento che la mia età mi possa forse preservare dal vedere un eventuale giorno in cui non fosse materialmente possibile accogliere chi fugge da una vita intollerabile.</strong>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-1425099404792920012011-04-06T08:12:00.001-07:002011-04-06T08:18:05.465-07:00segni di arma da fuoco sui corpi restituiti dal mare<blockquote><strong>Articolo 21 - INFORMAZIONE<br />Libia, profughi: di Bruna Iacopino<br /><br /><br /> Mentre sono ormai scarse le speranze di recuperare ancora vivi i circa 250 dispersi ( fra cui anche donne e bambini) partiti dalla Libia su una carretta del mare e naufragati in acque maltesi questa notte, nuove drammatiche rivelazioni sono quelle diramate in data odierna da Don Mussie Zerai, presidente dell'agenzia Habeshia e dalla Ong Every one group. Da alcuni giorni, infatti, il mare sta restituendo alle coste libiche i corpi di alcuni dei passeggeri del barcone carico di profughi ( 355, per la maggior parte etiopi ed eritrei) salpato dalla Libia nella notte tra il 22 e il 23 marzo e di cui si erano perse le tracce poche ore dopo la partenza. Semplice naufragio? A quanto pare no. Infatti i corpi restituiti dal mare ( in particolare quelli di due donne e un uomo) e che sarebbero stati identificati come appartenenti con certezza al gruppo di passeggeri del barcone, sarebbero crivellati da colpi di arma da fuoco. “Vogliamo si faccia chiarezza su quanto avvenuto – riferisce Don Zerai all'agenzia SIR -. Queste persone sono state probabilmente colpite mentre erano già in mare. Essendo stato il primo barcone ad uscire dalla Libia subito dopo l’inizio dell’intervento internazionale, non vorrei che qualcuno li avesse scambiati mercenari”. <br /><br /><object width="460" height="349"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/icsTAfDHOos?fs=1&hl=it_IT&rel=0"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/icsTAfDHOos?fs=1&hl=it_IT&rel=0" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="460" height="349"></embed></object><br /><br /><br />Una denuncia pesante e che, purtroppo, potrebbe non essere priva di fondamento. <br />“Sembrerebbe infatti - spiegano ancora Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell’organizzazione umanitaria internazionale EveryOne- che il natante che trasportava i profughi sia stato attaccato nel Mediterraneo, e che gli spari siano stati talmente immediati e intensi da non consentire ai migranti di lanciare l’allarme attraverso il telefono satellitare che era con loro a bordo”.<br />Poche o nulle, dunque, le speranze di riuscire a trovare in vita gli altri profughi, morti in mare o allo stato delle cose, crivellati da colpi di arma da fuoco, e di cui Don Zerai, traccia un lugubre elenco ...“oggi piangiamo più di 400 persone, 250 uomini, 62 donne, 13 bambini eritrei, oltre 10 etiopi. Sul gommone partito il 25 marzo, ma scomparso il 26 marzo c’erano 68 donne e bambini eritrei ed etiopi in fuga da Tripoli” a cyui vanno aggiunti i 150 spariti questa notte. Morti, sottolinea il missionario, che si sarebbero potute evitare con l'intervento della comunità europea a cui era ben nota la presenza di profughi e rifugiati in Libia, impossibilitati, vista la delicata situazione in cui si trovavano ( clandestini per il Governo di Gheddafi, possibili “mercenari” per i ribelli) a lasciare il paese.<br />Non ha timore, Don Zerai, a tirare in ballo le navi della Nato, presenti sul posto in quel momento annunciando l'intenzione di denunciare apertamente “l'omissione di soccorso”. Mentre si spinge oltre il gruppo Every one che, dopo aver chiamato in causa il Ministro degli Esteri Frattini, invitandolo a riferire in Parlamento aggiungono: “ Riteniamo inoltre fondamentale che il Consiglio d’Europa, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani e l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati esercitino pressioni affinché sia convocata dagli Stati europei la Commissione internazionale d’inchiesta in ambito umanitario con sede a Berna (http://www.eda.admin.ch/eda/it/home/topics/intla/humlaw/ihci.html), la cui segreteria è diretta dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) della Svizzera, ovvero lo Stato depositario della Convenzione di Ginevra e dei protocolli aggiuntivi.” </strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-42748722230421052882011-04-03T02:34:00.000-07:002011-04-03T02:35:35.550-07:00Accogliere si può e si deve<blockquote><blockquote><strong>Spett/le<br />Ministero dell’Interno<br />Piazza del Viminale n. 1 – 00184 Roma<br /><br />Alla cortese attenzione del Ministro dell’Interno Roberto Maroni<br /><br />Egregio Ministro,<br /><br />lo spettacolo che l’Italia sta offrendo al mondo in questi giorni è indecoroso e indegno di un paese civile. Le donne, gli uomini, i bambini che stanno arrivando dal Nord-Africa hanno diritto ad una accoglienza umana e dignitosa.<br /><br />La invitiamo a non consegnare il paese alla paura, all’intolleranza, al razzismo creando nuove situazioni di “emergenza” in tutto il territorio nazionale attraverso l’allestimento improvvisato e non concordato con le comunità locali di tendopoli o di strutture di grandi dimensioni in cui concentrare i migranti.<br /><br />Le chiediamo:<br /><br />■l’adozione immediata di un provvedimento di protezione temporanea nei confronti di coloro che stanno arrivando dalle coste del Nord-Africa;<br />■la predisposizione di un sistema di accoglienza decentrato, concordato con le regioni e con i comuni, articolato in strutture di piccole e medie dimensioni in modo da garantire ai migranti un’accoglienza dignitosa e rispettosa dei diritti umani;<br />■l’ampliamento del sistema di accoglienza SPRAR per richiedenti asilo e rifugiati;<br />■la rinuncia a qualsiasi provvedimento che prefiguri respingimenti o espulsioni di massa.<br /><br />Distinti saluti<br />******************************<br /><br /><a href="http://www.carta.org/2011/04/accogliere-si-puo-e-si-deve/">http://www.carta.org/2011/04/accogliere-si-puo-e-si-deve/</a></strong></blockquote></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-46571842467737947632011-03-26T19:50:00.001-07:002011-03-27T10:20:42.700-07:00Immigrazione: sta bene bimbo nato in mare<a href="http://2.bp.blogspot.com/-2aAEnyBoYSU/TY6l8QqUn3I/AAAAAAAAMA8/n-zH6h6mHxw/s1600/2d424c6c9f5ee9b9b6f57a5b1e57deaa.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 242px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-2aAEnyBoYSU/TY6l8QqUn3I/AAAAAAAAMA8/n-zH6h6mHxw/s400/2d424c6c9f5ee9b9b6f57a5b1e57deaa.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5588586642296577906" /></a><br /><blockquote><strong>Altra donna incinta soccorsa da Marina Militare su barcone<br />26 marzo, 23:04<br /> <br />salta direttamente al contenuto dell'articolo <br />salta al contenuto correlato <br />Indietro Stampa Invia Scrivi alla redazione Suggerisci () <br /> Guarda la foto1 di 1 (ANSA) - ROMA, 26 MAR - Sta bene il bimbo nato sul barcone in mezzo al Mediterraneo, dove si trovava la mamma con altri 330 profughi fuggiti dalla Libia.Madre e figlio sono stati soccorsi da un elicottero della Marina Militare e portati nel poliambulatorio di Lampedusa.L'hanno chiamato Yeabsera, ''dono di Dio''. La madre e' una donna etiope di 26 anni, il padre invece e' eritreo.In nottata si e' appreso che un'altra donna incinta e' stata soccorsa dalla Marina militare sullo stesso barcone, a 60 miglia da Lampedusa</strong></blockquote><br /><br /><object width="460" height="339"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/NCT-TOIxoFM?fs=1&hl=it_IT&rel=0"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/NCT-TOIxoFM?fs=1&hl=it_IT&rel=0" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="460" height="339"></embed></object>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-17581359941573172932011-02-24T09:09:00.000-08:002011-02-24T09:10:35.725-08:00LI BARCONI E LE CROCIERE<blockquote><strong>La crisi d' affrontà tanti migranti<br />è 'n problema serio e ci ha li costi ,<br />ogni giorno ne sbarcan proprio tanti :<br />fors' è 'r caso de sgombrà un po' de posti . <br /><br />Ve propongo uno scambio " culturale " ,<br />tanto quelli s'accontenteno de poco ,<br />preparamo 'na crociera 'ssai speciale ,<br />...er monno ammirerà 'sto gran trasloco . <br /><br />La stivamo de ministri e deputati ,<br />portaborse, consiglieri ed assessori ,<br />ce mettemo pure quelli pensionati ,<br />senza distingue nemmeno li colori . <br /><br />Come Hitler li mannamo senza niente ,<br />requisimo li gioielli e li villoni ,<br />che vadan a viver tra la pora gente ,<br />vennemo tutto.... e famo li milioni . <br /><br />Co li sordi tante case popolari ,<br />pe' le strade un po' più de pulizia ,<br />ciascuno avrà li beni necessari ,<br />e più valore alla democrazia . <br /><br />Famo che 'n crocierista vale cento ,<br />e se sa... che me so' tenuto stretto ,<br />....li nostri a sperperà ci hanno talento ,<br />or diteme s' è giusto 'sto sonetto !!! <br /> <br /><br />( Bruno Panuccio 24/02/2011 )</strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-69066493577665188272011-02-14T01:53:00.001-08:002011-02-14T01:57:49.685-08:00diventare italiano è un tuo diritto<a href="http://3.bp.blogspot.com/-IyqcKGOpcjE/TVj8CudmV_I/AAAAAAAALmg/ZVN0eM7p9h8/s1600/985468093.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 304px; height: 254px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-IyqcKGOpcjE/TVj8CudmV_I/AAAAAAAALmg/ZVN0eM7p9h8/s400/985468093.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5573481662633105394" /></a><br /><a href="http://www.unita.it/immigrazione">http://www.unita.it/immigrazione</a><br /><br /><br />«Sono maggiorenne» E diventare italiano è un tuo diritto<br />di Italia-Razzismo |<br />Dodici mesi, solo dodici mesi.<br /> I ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, che abitano in Toscana, che stanno per compiere 18 anni, riceveranno una lettera che ricorderà loro la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana attraverso un percorso semplice e veloce.<br /> Il tutto è regolato dalle legge 5 febbraio 1992 numero 91 dove si prevede, all’articolo 4, che: "Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data". <br />Si tratta di un diritto, dunque, che nel nostro ordinamento richiede un'adesione volontaria. <br />La dichiarazione deve avvenire al raggiungimento della maggiore età, in una finestra aperta per soli 12 mesi; compiuti i 19 anni, infatti, la possibilità sfuma.<br /> Per questo l'assessore al welfare della regione Toscana ha avviato la campagna informativa. <br /><br />Contemporaneamente si è mosso il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, scrivendo ai 39 giovani reggiani nati da famiglie migranti, diciottenni nel 2010, richiamando un atto dovuto di informazione per l'accesso a un diritto esigibile: "questi giovani sono cittadini di fatto, ma non lo sanno o rischiano di non saperlo.<br /> Se non fanno richiesta della cittadinanza entro il compimento dei 19 anni rischiano di perdere questo diritto e di dover affrontare un lungo calvario burocratico". Il sindaco reggiano calcola che i 39 maggiorenni di oggi diventeranno 563 nel 2028, pari al 29.5% della popolazione.<br /><br /> Un pensiero va a chi nel nostro paese arriva da bambino e che diventa cittadino di fatto frequentando le scuole e vivendo insieme ai giovani italiani. <br />Ma per cui i dodici mesi non esistono.Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-45058656253956398992011-01-03T07:47:00.001-08:002011-01-03T07:54:53.634-08:00<blockquote><strong>Alfonsina Martinet<br />Non esiste un motivo che sia nero,<br />Non esiste un motivo che sia bianco.<br />C'è musica soltanto<br />e canteremo musica,fratello,<br />dove finisce l'arcobaleno.<br />... ( Richard Rive, poeta sudafricano)<br /><br />EMARGINATI A ROMA.....<br /><br />LE FOTO.<br /><a href="http://www.flickr.com/photos/salvatore-contino/sets/72157625612016429/">http://www.flickr.com/photos/salvatore-contino/sets/72157625612016429/</a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TSHwY31yNmI/AAAAAAAAK5Q/mOJtkwFtCxY/s1600/5319773593_717d0a2d78.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 268px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TSHwY31yNmI/AAAAAAAAK5Q/mOJtkwFtCxY/s400/5319773593_717d0a2d78.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5557987725248968290" /></a><br /><br /><br /></strong></blockquote><br /><br /><br /><br /><strong>Vorrei una motivazione che mi spiegasse perché devo augurare buon anno a tutti.<br /><br />A qualcuno io auguro un pessimo anno.<br /><br />Un cattivo anno a chi ci ha governato, che ci ha fatto incazzare ogni giorno, a chi dovrebbe fare gli interessi di tutti e non privilegiare solo i propri, a chi dovrebbe in teoria rappresentarci e invece cala le braghe, mettendosi a novanta gradi.<br /><br />A chi ha avuto una mano gratuitamente ed ha preso tutto il braccio, incurante di tutto il resto.<br />A chi ha predicato bene e razzolato male.<br />A chi ha sbandierato amore disseminando odio.<br />A chi si è posto come esempio dando per primo il cattivo esempio.<br /><br />Agli ipocriti, ai falsi, alle persone cattive, a chi è caritatevole solo per facciata, a chi non sa nemmeno qual è la facciata.<br />A chi ogni giorno indossa le maschere per non rivelare il suo vero volto.<br /><br />A chi giustifica sempre e comunque e con ogni mezzo.<br />Agli ignavi, a chi non prende posizione e lascia che facciano tutto gli altri per loro.<br />A chi crede che ci sarà giustizia divina mentre la giustizia deve essere in terra, tra i vivi.<br />A chi vive adagiato nelle proprie certezze e non pensa che domani potrebbero essere incertezze ed accuseranno gli altri.<br />A tutti questi io auguro un pessimo anno, un raccolto abbondante di ciò che hanno seminato.<br />A coloro che qua non si riconoscono un augurio: è un anno dispari, oggi, 1-1-11, è una sfilza di numeri primi.<br /><br />E se anche sui numeri primi qualcuno ha scritto della solitudine, non vale per tutti: uniti si vince, da soli non si va da nessuna parte.<br />Senza malinconie.<br />Con rabbia, con ardore, con passione.<br />Con lacrime, sangue, umori.<br />Ma si va.<br />A prescindere. <br /><br />di Redazione IL PUNTO ROSSO a cura di DANIELA MICHELI</strong>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-19213320209245927102010-12-17T08:24:00.000-08:002010-12-17T08:27:55.011-08:00LA GIORNATA DEI MIGRANTI.<a href="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQuO4m0RfBI/AAAAAAAAKlI/gx19MgOJbvY/s1600/sangue.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 266px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQuO4m0RfBI/AAAAAAAAKlI/gx19MgOJbvY/s400/sangue.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5551688068807883794" /></a><br /><br /><br /><blockquote><strong>Centinaia di migliaia di migranti nel mondo sono in carcere perché i governi ricorrono sempre di più alla detenzione come strumento di controllo delle migrazioni. Molti rischiano tutto, persino le loro vite, per cercare sicurezza e per avere la possibilità di una vita migliore. In ogni momento sono esposti a sfruttamento, frodi e violazioni dei diritti umani. In occasione del 18 dicembre, Giornata internazionale dei migranti, Amnesty International dà loro voce.<br /><br />--------------------------------------------------------------------------------<br /> <br />Due anni fa, Sharif (nome di fantasia) ha lasciato il Bangladesh per cercare lavoro. L'uomo ha pagato un agente di reclutamento affinché lo conducesse in Malaysia. Giunto nel paese, un altro agente gli ha confiscato il passaporto ed è stato trattenuto in un'abitazione con altri 60 migranti per diverse settimane e senza cibo a sufficienza. Successivamente gli è stato detto di andare via, ma ha dovuto pagare per riavere il suo passaporto ed è stato costretto a cercare lavoro per conto suo.<br /><br /><object width="540" height="345"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/8-IAon2qbjI?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/8-IAon2qbjI?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="540" height="345"></embed></object><br /> <br /><br /> <br />Circa un anno dopo, Sharif è stato arrestato perche l'azienda per cui lavorava non era quella indicata nel suo permesso di lavoro. È stato trattenuto per più di 10 mesi nel centro di detenzione di Lenggeng, uno dei peggiori in Malaysia. <br /> <br />Milioni di persone sono intrappolate in questo circolo vizioso fatto di migrazione, sfruttamento e detenzione. Conflitto, povertà, discriminazione e mancanza di opportunità sono solo alcune delle ragioni che spingono le persone a emigrare. Lasciano tutto ciò che hanno, casa, famiglia e amici; alcuni rischiano la vita durante il viaggio. <br /> <br />Molti migranti arrivano nei paesi con un permesso legale, ma successivamente diventano irregolari, ossia senza titolo legale per restare e lavorare nei paesi in cui si trovano. In alcuni casi, questo accade perché i datori di lavoro o gli agenti non rinnovano il permesso di lavoro o perché hanno forniscono loro documenti falsi. <br /> <br />Un gran numero di migranti irregolari finisce nei centri di detenzione, che spesso sono campi di prigionia o prigioni vere e proprie, perché gli stati ricorrono sempre più alla carcerazione come deterrente nei confronti dell'immigrazione irregolare. <br /> <br />In base al diritto internazionale, la detenzione dei migranti deve essere l' ultima risorsa, a cui ricorrere solo in casi eccezionali, per il più breve tempo possibile e dopo l'accertamento della legittimità e necessità della stessa per ogni singolo caso. In molti paesi, le condizioni di detenzione violano il diritto internazionale.<br /><br /><br />--------------------------------------------------------------------------------<br /><br />Violazioni dei diritti umani<br />I migranti irregolari sono particolarmente esposti alle violazioni dei diritti umani. Spesso sono sfruttati da trafficanti e datori di lavoro senza scrupoli e condannati a vivere e lavorare in condizioni deprecabili. Vengono inoltre stigmatizzati e discriminati nella comunità in cui vivono e sottoposti ad arresti arbitrari e detenzioni da parte delle autorità. <br /><br />Non di rado, sono detenuti in condizioni di sovraffollamento e pessime dal punto di vista igieniche e subiscono abusi. Qualche volta i membri delle famiglie vengono separati. Molti non hanno accesso alla consulenza giuridica oppure non possono fare ricorso contro la detenzione. La maggior parte non ha alcuna idea di quando potranno essere liberati o rinviati nei loro paesi di origine. <br /> <br />In Malaysia, le autorità arrestano e detengono abitualmente coloro che sono sospettati di immigrazione irregolare. Nel luglio 2009, Amnesty International ha avuto accesso a tre centri di detenzione nel paese, che si presentavano sovraffollati e mancanti di condizioni igieniche di base. Nel centro di detenzione di Lenggeng, Amnesty International ha incontrato Sharif. <br /> <br />"L'acqua che beviamo è molto sporca, contiene piccoli pezzi di metallo arrugginiti. I funzionari qui sono violenti. È molto duro" - ha riferito ad Amnesty International. "C'e pochissimo cibo. La mattina ci viene danno un pezzo di pane con un po' di tè nero. Per pranzo e sera, abbiamo un po' di riso bianco e un piccolo pezzo di pesce secco. Mancano verdura e frutta. Ho sempre fame. Ci sono degli insetti che mi pungono, tanto che ho sempre prurito e sono malato".<br /> <br />Situato a sud di Kuala Lumpur, la capitale, il centro di detenzione di Lenggeng è costituito da recinti all'aperto, dove vengono stipati centinaia di uomini. Anche nel campo di detenzione situato ad alcuni minuti dall'aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, i migranti sono inoltre tenuti in recinti affollati.<br /> <br />Molte persone rimangono in questi centri per mesi, senza accesso all'assistenza sanitaria necessaria, a un'alimentazione adeguata, all'acqua potabile pulita o all'assistenza legale. Queste condizioni d'indigenza provocano malattie e, in alcuni casi, la morte. Non esiste una durata minima legale di carcerazione e i prigionieri non sono in grado di contestare in tribunale la legalità della loro detenzione.<br /> <br />La Libia è una rotta quasi obbligatoria per i migranti che dall'Africa subsahariana tentano di arrivare in Europa. Molti non ci riescono. Alcuni sono respinti da stati europei, come l'Italia. Altri finiscono per essere arrestati e richiusi in centri di detenzione in Libia. Qui vengono trattenuti a volte per un tempo indefinito e non possono contestare la loro detenzione. A maggio 2009, Amnesty International ha visitato il centro di detenzione di Misratah, a circa di 200 km dalla capitale, Tripoli. Al momento della visita, nel centro si trovavano tra le 600 e 700 persone provenienti da Eritrea, Somalia, Sudan, Nigeria e detenute in celle progettate per accogliere circa 350 persone, in condizioni di sovraffollamento e inidonee. <br /> <br />In Corea del Sud, il governo ricorre a operazioni di polizia come principale strategia per combattere l'immigrazione irregolare. Ogni mese migliaia di lavoratori migranti irregolari vengono arrestati, detenuti e successivamente deportati. Questi giri di vite hanno messo a dura prova la capacità delle strutture detentive, contribuendo al loro sovraffollamento, a creare condizioni di vita indigenti e a ritardare l'accesso alle cure mediche. Alcuni lavoratori migranti irregolari vengono trattenuti in vecchi uffici adibiti a centri di detenzione. Queste strutture sono assolutamente inadeguate: hanno scarsa ventilazione, alcune mancano di finestre esterne, e non hanno uno spazio ricreativo all'aperto. <br /> <br />In Grecia bambini non accompagnati sono trattenuti, in alcuni casi per più di due mesi, in centri di detenzione spesso sovraffollati e in condizioni igieniche pessime. A volte bambini non accompagnati detenuti insieme agli adulti o separati dalle loro famiglie e messi in strutture diverse. A giugno 2009, degli emendamenti legislativi hanno aumentato il periodo di detenzione per i cittadini stranieri nei cui confronti siano stati emessi ordine di espulsione da tre a sei mesi e, in alcuni casi, fino a 12 mesi. <br /><br />Diritto internazionale<br />In base al diritto internazionale, le persone migranti detenute devono avere accesso a un avvocato, all'assistenza medica e devono poter ricevere visite dalle loro famiglie. Le condizioni di detenzione dovrebbero essere in linea con le Norme standard minime per il trattamento dei prigionieri dell'Onu e il Corpo di principi dell'Onu per la protezione di tutte le persone in stato di detenzione.<br /> <br />Gli stati devono rispettare i diritti alla libertà e la libertà di circolazione dei migranti e fornire misure efficaci alternative alla detenzione. La detenzione dei migranti deve essere un'eccezione e non la regola. Deve essere usata come ultima risorsa, solo se necessaria e per il più breve periodo possibile.<br /> <br />La Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata il 18 dicembre 1990, promuove e protegge i diritti dei lavoratori migranti. L'articolo 16 garantisce il diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla libertà e alla sicurezza e la protezione dagli arresti arbitrari e detenzioni. Tra gli altri, sono riconosciuti anche il diritto all'accesso ai servizi sociali e sanitari e la libertà dal lavoro forzato. Finora, solo 42 stati hanno ratificato la Convenzione. La maggior parte degli stati che ricevono migranti non l'hanno ancora ratificata. <br /> <br />In occasione della Giornata Internazionale dei migranti, oggi 18 dicembre, Amnesty Internazionale riconosce il contributo che i migranti danno alle società d'accoglienza e chiede agli stati di ratificare la Convenzione. Gli stati che l'hanno ratificata devono garantire che la Convezione venga recepita negli ordinamenti nazionali e implementata. L'organizzazione per i diritti umani sollecita i governi a trovare alternative alla detenzione tenendo in considerazione gli standard internazionali sin materia di diritti umani. <br /> <br />L'Organizzazione internazionale per la migrazione stima che ci sono almeno 200 milioni di migranti nel mondo. Di questi, secondo le Nazione Unite, da circa 20 a 30 milioni sono irregolari.<br /> </strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-40196209054956350102010-12-11T20:24:00.000-08:002010-12-11T20:26:29.127-08:00«Le mie ore in cella da innocente<a href="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQRO0BLOThI/AAAAAAAAKY0/57AswlzpU9Q/s1600/FIKRI--140x180.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 140px; height: 180px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQRO0BLOThI/AAAAAAAAKY0/57AswlzpU9Q/s400/FIKRI--140x180.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5549647296402968082" /></a><br /><blockquote><strong>L'intervista/<br />«A un certo punto ho pensato:<br />non mi crederanno mai,<br />meglio farla finita»<br />«Le mie ore in cella da innocente <br />Adesso l'Italia mi ridia l'onore»<br />Parla Fikri, accusato per la scomparsa di Yara e poi scarcerato: vivo nascosto, sotto choc<br />Dal nostro inviato ALESSIO RIBAUDO <br />Mohammed Fikri <br /><br />(MONTEBELLUNA (Treviso) - «Mi chiamo Mohammed Fikri, sono un ragazzo di 23 anni che vive e lavora onestamente, in Italia, da tempo. Con la scomparsa di Yara Gambirasio non c'entravo proprio nulla. Ho vissuto un incubo. Spero tanto che la ritrovino immediatamente. Sana e salva». Inizia così il racconto del ragazzo marocchino, residente in Veneto, che è stato scarcerato il 7 dicembre. Dopo l'uscita dalla casa circondariale nessuno sa dove va. Molti pensano nel Trevigiano, a casa di parenti. Ma nessuno lo vede. Poi, è lui a decidere di parlare. Il messaggio arriva tramite i suoi familiari. «Concederà l'intervista ma a patto di non chiedere in quale città si andrà». Si parte. Imboccata l'autostrada, si percorrono centinaia di chilometri. A tarda sera, viene chiesto di uscire ad un casello vicino. Pochi chilometri ed ecco Mohammed. Siamo vicini al mare. Lui è in strada accompagnato da alcune persone. Il volto è scarno, pallido e anche il fisico è molto asciutto. Parla e per la prima volta si fa fotografare. «Quando ti accade una cosa del genere è difficile anche solo mangiare o prendere sonno perché, purtroppo, ti cambia la vita». Il ragazzo è teso. Fissa, dritto negli occhi, il suo interlocutore. Poi si apre. «Se non ho parlato sino ad ora l'ho fatto perché ero molto provato da questa brutta esperienza. Non c'era nessun altro motivo in questa mia decisione». Per questo motivo, ha scelto lui il luogo e l'ora dove incontrarsi. «Cercate di capirmi, credo che sia umano dopo tutto quello che mi è successo». Durante l'incontro controlla sempre l'esattezza delle sue parole fissarsi nel bloc notes. Anche i parenti, comunque, gli stanno accanto. Vigilano sulle sue parole. È una famiglia numerosa e molto unita. Ognuno cerca di fare qualcosa per aiutarlo. Ad esempio, era stato il cugino Abderrazaq il primo a capire che forse le sue parole, nell'intercettazione che sembrava inchiodarlo, potevano essere state, invece, fraintese. <br /><br />Che cos'è successo il 4 dicembre scorso? <br />«Mi ero imbarcato sul traghetto che mi avrebbe finalmente riportato in Marocco. A casa. Come avevo concordato con il mio datore di lavoro stavo ritornando dalla mia famiglia per un periodo di riposo». <br />Sulla data della sua partenza si erano creati equivoci? <br />«Non c'era nessun equivoco per me. Inizialmente dovevo andare via il 18 dicembre ma poi, visto che con il maltempo il nostro lavoro si ferma, avevo deciso di chiedere l'aspettativa e imbarcarmi il 4 dicembre». <br />Una visita alla famiglia, la voglia di chiacchierare con gli amici d'infanzia e magari raccontare di come si era integrato bene in Italia. Perché Mohammed, in fin dei conti, con impegno e fatica aveva conquistato ciò che, magari, molti suoi coetanei italiani non hanno saputo fare: un posto, forse l'amore e soprattutto il rispetto e la stima del suo «principale». Come lui stesso ha raccontato nei giorni scorsi. Il ritratto di Mohammed è quello di «uno preciso e con tanta voglia di imparare». Una vacanza, al caldo, sarebbe stata ideale dopo mesi trascorsi a lavorare su e giù lungo tutto il Nord Italia. <br />Torniamo a quella partenza.<br />«Ero molto felice dopo essermi imbarcato a Genova. Sapevo che avrei rivisto la mia famiglia alla quale sono molto legato. Ero andato a cena e stavo parlando con dei miei connazionali. Tutto tranquillo. Poi, all'improvviso, si sono avvicinati due ufficiali della nave e mi hanno chiesto i documenti. Glieli ho dati senza batter ciglio. Mi hanno chiesto di seguirli nella cabina di comando. Ho trovato dei militari italiani che mi hanno fatto delle domande. Non avevo mai sentito neanche il nome di Yara. Poi mi hanno pure mostrato la foto. Niente. Non l'avevo mai vista. Mi hanno detto che avrei dovuto seguirli. Siamo rientrati in porto. Mi sono ritrovato in cella, a Bergamo, e da quel momento è iniziato il mio incubo. Mi è crollato il mondo addosso. Sono passato dalla gioia di pensare a riabbracciare i miei genitori alla paura delle ore trascorse da solo in una cella». <br />A Bergamo, in carcere, cosa le è passato per la testa? <br />«Milioni di cose. Ma volevo dimostrare subito la verità e cioè che io non c'entravo nulla. Più passava il tempo e più volevo urlarlo al mondo. Ad un certo punto, però, ho avuto anche paura di non essere creduto. L'idea di trascorrere tanti anni da innocente in cella mi toglieva il respiro. Ho pensato al peggio. Ho sperato anche che la notizia non fosse arrivata ai miei genitori». <br />Come li ha convinti a liberarla?<br />«Con la forza della verità. Ho risposto a tutte le domande. Mi dovevano credere. Poi meno male che hanno riascoltato la telefonata ed hanno capito bene le parole che avevo pronunciato nel mio dialetto». Man mano che procede con il racconto i tratti del viso si rilassano. La maschera di tensione si allenta. <br />Serba rancore nei confronti di qualcuno?<br />«No. Io sono musulmano e la mia religione m'impone di chiedere perdono anche per chi ha sbagliato. Io ho già perdonato».<br />Cosa la conforta oggi?<br />«I miei familiari. Non so davvero come ringraziarli per l'aiuto che mi hanno dato. Poi Roberto, il mio "principale" che ha fatto tanto per me in questi anni. Presto voglio tornare a lavorare e magari il tempo mi aiuterà a superare questi brutti giorni».<br />Se potesse esprimere un desiderio, cosa vorrebbe ora?<br />«Vorrei che l'Italia mi restituisse la dignità».<br /><br /><br />Alessio Ribaudo<br />10 dicembre 2010<br />© RIPRODUZIONE RISERVATA</strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-30177821458693994222010-12-10T08:18:00.000-08:002010-12-10T08:23:53.281-08:00NUTOPIA<a href="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQJUAibXlII/AAAAAAAAKXM/3SHeDhyK1pc/s1600/untitled.bmp"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 144px; height: 218px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQJUAibXlII/AAAAAAAAKXM/3SHeDhyK1pc/s400/untitled.bmp" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5549090059092202626" /></a><br /><blockquote><strong>We announce the birth of a conceptual country, NUTOPIA.<br />Citizenship of the country can be obtained by declaration of your awareness of NUTOPIA.<br />NUTOPIA has no land, no boundaries, no passports, only people. <br />NUTOPIA has no laws other than cosmic. All people of NUTOPIA <br />are ambassadors of the country.</strong></blockquote><br /><br /><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQJT7a1RNLI/AAAAAAAAKXE/FvGbMGsfSJY/s1600/76672_127747560615617_100001411210833_171849_7839020_n.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 266px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TQJT7a1RNLI/AAAAAAAAKXE/FvGbMGsfSJY/s400/76672_127747560615617_100001411210833_171849_7839020_n.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5549089971154007218" /></a>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-4222191544819472642010-12-10T06:42:00.000-08:002010-12-10T08:51:06.028-08:00Il corpo come strumento di battaglia sociale<blockquote><strong>Michela Fusaschi, antropologa<br />( insegna Antropologia Culturale e Sociale presso la Facoltà di Lettere dell’Università Roma Tre. Da anni è impegnata in attività di ricerca in Africa sub-sahariana, in Rwanda e in Italia sui temi delle migrazioni, dell’antropologia politica e dell’identità, anche in riferimento alle questioni del corpo e del genere. Fra le sue pubblicazioni, Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio rwandese (2000) è stato insignito del Premio Iglesias, XXXV edizione. Nel 2006 il volume I segni sul corpo. Per un’antropologia delle modificazioni dei genitali femminili (2003) ha vinto il Premio Amelia Rosselli, Sessione speciale sui diritti umani. Nel 2008, il suo Corporalmente corretto ha ricevuto il riconoscimento intitolato a "Enzo Iuffrida" del Premio Letterario Internazionale Feudo di Maida.)<br />-------------------<br /> «Le modifiche corporali vanno comunque studiate e capite nel contesto sociale in cui avvengono»<br /><br />Stereotipi, tabù e luoghi comuni. Le modifiche corporali sono un campo minato che dovrebbe essere capito solo attraverso una maggiore conoscenza dei riferimenti culturali di ciascun popolo. Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica tradizionale che, per essere combattuta, va profondamente studiata. <br />La lotta poi va spogliata dai luoghi comuni e osservata mettendola in comparazione con le pratiche nostrane come le modificazioni volontarie del corpo.<br /><br />Michela Fusaschi insegna Antropologia Culturale e Sociale presso la Facoltà di Lettere dell’Università Roma Tre. <br />Da anni è impegnata in attività di ricerca in Africa sub-sahariana, in Rwanda e in Italia sui temi delle migrazioni, dell’antropologia politica e dell’identità, anche in riferimento alle questioni del corpo e del genere.<br /> Nel 2003 ha scritto "Per un’antropologia delle modificazioni dei genitali femminili" con cui ha vinto il Premio Amelia Rosselli, Sessione speciale sui diritti umani.<br /><br />Conoscere per combattere - <br /><br />La riflessione di Michela Fusaschi sul tema delle mutilazioni genitali femminili è incentrata sulla questione della corpoerità considerata all'interno di un sistema sociale di riferimento. Alla base c'è l'idea di come le società modellino i corpi delle donne. In questo caso si parla di società che hanno una forte pressione maschile «che però passa attraverso le mani delle donne, delle mamme e delle nonne». La pura condanna di una pratica però non ci permette di capirla invece secondo la Fusaschi «Bisogna conoscere per combattere».<br /> In Mali per esempio le «escisseuses» ovvero le donne che praticano le mutilazioni genitali femminili, pagate per questo, per riqualificare il loro lavoro, molte ong hannocercato di lavorare sulla «sapienza delle mani».<br /> Molte casi erano delle vasaie «donne che avevano la cultura delle mani - spiega l'antropologa -, e così uno dei progetti per riconvertire il lavoro di queste donne è stato per esempio favorire il ritorno alla produzione di vasi», un progetto che «stride con il nostro modo di accusare senza altra capacità queste pratiche».<br /><br />Il corpo della donna - Non è possibile scindere le mgf dal fenomeno delle migrazioni in generale.<br /> «La figura del migrante infatti nel nostro paese è spesso di condanna». In Italia bisognerebbe smettere di parlare di migranti ma di chiamare itlaiani coloro che sono qui da anni, per capire il fenomeno però «bisogna smettere di lanciare allarmi mediatici che risultano inadeguati perchè - e le mie ricerca lo dimostrano - riguardano i corpi anche delle giovani donne e uomini. <br />Le mutilazioni volontarie che ledono gli organi in maniera grave altrettanto che un'infibilazione ma non se ne parla mai. Perchè la percezione sociale è quella di mettere l'occhio di bue, come a teatro, sul corpo della donna africana piuttosto che sulle nostre donne o sulle ragazzine che vanno in un centro tatoo e si fa l'infibulazione voloontaria, salvando il clitoride, e poi mette la foto su internet». <br />Una deriva che dovrebbe farci riflettere sul giudizio che siamo spesso portati a dare senza essere consapevoli delle implicazioni.<br /><br />(sara sartori)2010-12-09 14:50:36</strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-57892270274310139372010-11-18T01:01:00.001-08:002010-11-18T01:01:47.920-08:00DOPO LA GRU<blockquote><strong> COMUNICATO STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE DIRITTI PER TUTTI<br />DOPO LA GRU<br /><br />Gli amministratori al potere in questa città e i loro alleati rivendicano di essere riusciti a tenere la linea della fermezza, della chiusura totale contro la forte richiesta di tanti migranti, che vivono e lavorano a Brescia, di uscire dalla clandestinità, dalla schiavitù. <br /><br />Il Ministro dell’Interno ha esautorato le Istituzioni di questa città imponendo un vero e proprio stato d’assedio contro la protesta dei migranti truffati dallo Stato e da imprenditori senza scrupoli, dimostrando per l’ennesima volta come lo sproloquio leghista sia solo funzionale allo sfruttamento dei migranti. La Lega Nord di “clandestini” ne vuole di più, perché i “clandestini” sono ricattabili, precari, flessibili ed esclusi dalla società.<br /><br />Esponenti della gerarchia di una potenza politica e finanziaria come la Diocesi di questa città ci ha accusati di strumentalizzare la lotta dei migranti. Da quale pulpito, verrebbe da dire!<br /><br />Tutti coloro che indicano i colpevoli della ribellione nei “cattivi maestri e fomentatori italiani” usano questo argomento per provare a negare o depotenziare le ragioni forti della protesta e perché proprio non ce la fanno a pensare che gli immigrati siano in grado di prendere l’iniziativa e decidere il proprio destino, di scegliere di lottare per i diritti. Non riescono a pensarlo perché ne hanno paura. <br /><br />Temono che la partecipazione, la dimensione collettiva delle lotte che non chiedono “tutori” e nemmeno carità mettano in crisi il loro potere e i loro privilegi.<br /><br />Abbiamo visto la soddisfazione, espressa da dirigenti sindacali, per la chiusura di quella che per loro è stata solo una brutta pagina nella storia della città. Silenzi imbarazzati e imbarazzanti di organizzazioni sindacali la cui stessa ragion d’essere proclamata è la capacità e volontà di stare dalla parte dei diritti dei lavoratori.<br /><br />Abbiamo visto le passerelle fugaci, ad uso mediatico, di svariati politici con la coscienza sporca. <br /><br />Abbiamo visto la scarsa trasparenza di presunti mediatori che avevano come scopo primo delegittimare le richieste dei migranti e conquistare il centro delle scena, senza rinunciare nemmeno a far ricorso a vere e proprie falsità. <br /><br />Se non si vuol chiudere gli occhi o mentire a se stessi pensiamo che sia chiaro a tutti che l’occupazione della gru ha subito una svolta quando ai migranti è stata data la possibilità di nominare i propri legali di fiducia. Un diritto elementare calpestato per più giorni, come è stato negato il cibo che i ragazzi sulla gru volevano, come è stata loro negata la possibilità di comunicare. <br /><br />Sono stati messi in campo strumenti di pressione pesantissimi per soffocare una lotta per dei diritti. <br /><br />Brescia più che la città dell’integrazione, come si è pontificato, ha mostrato le sembianze della città del razzismo istituzionale.<br /><br />Abbiamo visto però anche un’altra Brescia. Un presidio solidale con la lotta dei migranti sostenuto da persone con diverse appartenenze, senza alcuna appartenenza, con appartenenze perdute e ritrovate.<br /><br />Sappiamo anche che tantissimi immigrati già vedono e ricorderanno a lungo la gru come i giorni della forza e del coraggio straordinari di salire 35 metri sopra il cielo per conquistare dignità e rispetto, per far conoscere a tutti le loro ragioni contro l’ingiustizia. Sentono l’orgoglio di averci provato e di esserci riusciti, a carissimo prezzo. Sanno di avere regalato a tutti una lezione incancellabile.<br /><br />Noi, insieme a tantissimi italiani e bresciani, stiamo e resteremo dallo loro parte. Siamo dalla parte di tutti coloro – italiani e migranti, uomini e donne, lavoratori, studenti, precari – che davvero, nei fatti, hanno la forza e il coraggio di credere che lottare per i diritti sia giusto e possibile. <br /><br />Noi andiamo avanti. Per e con tutti questi nostri compagni e fratelli. Per i ragazzi migranti della gru e del presidio. Per le persone già espulse o a rischio di espulsione ancora detenute nei Centri di Identificazione e Espulsione. Contro le deportazioni. Contro la sanatoria truffa. Contro le guerre tra poveri. <br /><br />Per noi nessuna persona è illegale. <br /><br />Brescia, 16 novembre 2010</strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-34231948538941094892010-11-14T06:41:00.000-08:002010-11-14T20:34:51.854-08:00<a href="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TOC4Rx-EeSI/AAAAAAAAJxA/LWO7BNsKF8k/s1600/149062_1574888529430_1152077362_31459080_1667724_n.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 209px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TOC4Rx-EeSI/AAAAAAAAJxA/LWO7BNsKF8k/s400/149062_1574888529430_1152077362_31459080_1667724_n.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5539630157276674338" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_1i05H5sI/AAAAAAAAJww/h6GyAdJVdCU/s1600/gatto.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 281px; height: 260px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_1i05H5sI/AAAAAAAAJww/h6GyAdJVdCU/s320/gatto.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5539416045351593666" /></a><br /><blockquote><strong>ATTENZIONE SITUAZIONE DRAMMATICA I RAGAZZI CAMMINANO <br />SULLA GRU E GRIDANO CHE HANNO FAME...<br />.E' UNA SITUAZIONE PERICOLOSISSIMA SERVE AIUTO VI PREGO.<br />....METTETEVI IN ASCOLTO DELLA RADIO ATTENZIONE <br />BISOGNA DIMOSTRARE LA NOSTRA SOLIDARIETA' AI RAGAZZI<br /> SULLA GRU. LORO DALLA GRU CI POSSONO ASCOLTARE <br />TRAMITE RADIO ONDA D'URTO.I RAGAZZI SULLA GRU NON <br />MANGIANO DA 2 GIORNI E' ALLUCINATE QUELLO CHE STA AVVENENDO.<br /><br /> LI VOGLIONO PRENDERE PER FAME .COMPORTAMENTO DEGNO <br />DEI PEGGIORI REGIMI NAZI-FASCISTICHI HA UN MINIMO <br />DI SENSO CIVICO SI METTA IN CONTATTO CON LA RADIO<br /><br />redazione@radiondadurto.orgtel.<br /> 03045670 Fax 0303771921<br /><br />VI PREGO DI CHIAMARE CI VUOLE DAVVERO POCO....<br /><br /><a href="http://www.radiondadurto.org/contatti/">http://www.radiondadurto.org/contatti/</a></strong></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-49839382166388671412010-11-14T00:57:00.000-08:002010-11-14T05:44:02.969-08:00la lettera di un ragazzo italiano<blockquote><em><strong>Lettera al Carlino.<br />pubblicata da Jacopo Patrignani <br />sabato 13 novembre 2010 <br /> Buonasera,<br />prima di tutto mi presento: sono Jacopo Patrignani un ragazzo di Pesaro che frequenta il liceo classico Nolfi a Fano e che quindi è costretto ogni giorno ad usufruire del servizio bus “Adriabus” per spostarsi tra le due città. Mi capita spesso di assistere a scene di velato razzismo: ogni tanto volano sfottò, i controllori quando multano i rom se ne escono sempre con battute simpaticissime sui mille motivi per cui “non dovrebbero prendere i bus ma sgranchirsi le gambe e fare due passi che è gratis.” <br />I posti vicino agli extra-comunitari sono sempre gli ultimi ad essere occupati ed a volte la gente preferisce rimanere in piedi.<br /> Venerdì 12 novembre sulla linea 99 Fano –Pesaro delle 14..<br /> però si è veramente varcato ogni limite di civiltà: <br />un ragazzo rumeno ha provato a fare la classica furbata, è volato a fare il biglietto appena ha visto il controllore che saliva sull’autobus. <br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_nXooRMWI/AAAAAAAAJv8/8QGTEI-dfpo/s1600/jacopo.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 268px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_nXooRMWI/AAAAAAAAJv8/8QGTEI-dfpo/s400/jacopo.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5539400459918324066" /></a><br />Di norma l’autista passa tranquillamente sopra a queste piccolezze ma con lui no, per lui il personale “Adriabus” aveva in serbo un comportamento assolutamente speciale! <br />Il controllore avvisato dall’autista dell’infrazione del giovane dell’est gli si è avventato addosso ponendoli una serie di domande:<br /> “Cosa sei rumeno? Ucraino? Moldavo? Eh, cosa sei? Dammi i documenti! Dammi i soldi della multa, subito!” <br />E mentre diceva così questo controllore cominciò a tastargli il giubbotto alla ricerca del portafoglio e dei documenti trattandolo come il peggiore dei delinquenti. <br />Il ragazzo, spaventato, ha subito saldato il prezzo della multa con una banconota da cinquanta euro, ma per questo “straordinario” uomo italiano non era abbastanza: aveva pagato la multa, era stato insultato, ma la punizione era troppo esigua! <br />Questo “rumeno” doveva capirlo in un modo o nell’altro che non si trovava più nel suo paese “incivile”!<br /> Così il controllore ha preso il ragazzo e l’ha portato fuori dal bus, lasciandolo a Fosso Sejore, a metà strada, seppur avesse già pagato 50 euro e quindi aveva pieno diritto a concludere il tragitto. <br />La persona seduta vicina di questo ragazzo, un uomo orientale, li ha rincorsi, è andato dal controllore e gli ha detto:<br /> “Lei non può permettersi di trattare una persona così solo perché è diversa da lei!” <br />E sapete il nostro “egregio concittadino" come gli ha risposto?<br /> “Stai zitto e ringrazia che non ho fatto la multa anche a te?”<br /> Come se essere orientale sia un “infrazione” sufficiente per essere multato, anche se possiedi il biglietto. <br />Uscito dal bus mi sono messo a parlare con questo signore che ha la pelle olivastra ma vive in Italia da 24 anni e l’ho sollecitato ad andare a denunciare il fatto all’azienda. <br />“Non mi ascolterebbero mai.” <br />Queste sono state le sue parole.<br /><br />Come possiamo quindi definirci “moderni” quando ancora c’è gente che “non ascolteremmo mai” solo perché ha la pelle più scura della nostra?<br /> Come possiamo avere la presunzione di descrivere la nostra società come “civile” se ancora ci sono persone che vengono maltrattate sull’autobus solo perché sono dell’Est? <br />Come possiamo sdegnarci di fronte alle “Leggi Razziali” quando oggi, 70 anni dopo, valutiamo gli uomini per la nazione scritta nel loro passaporto?<br /><br />Io penso che è dovere di noi pesaresi o, meglio, è nostro diritto tutelare queste persone rigettate e ghettizzate che l’ignoranza e disinformazione dipinge come parassiti della società. <br />Non chiudiamoci tra le nostre certezze di cartapesta: non sono i confini a determinare il valore di un individuo ma l’azione della società sull’individuo stesso, se continuiamo a raffigurarli come dei malfattori arrabbiati prima o poi si infurieranno veramente.<br />Dinnanzi a situazioni come quella di venerdì spesso ci capita di abbassare la testa e dire “è tutto inutile” ed è allora che ci si spegne e tutto si blocca nel male.<br /><br />Io invece ragiono in maniera diversa: non è inutile ma necessario! <br />Un nostro intervento è necessario!<br /> E’ per questo che ho chiamato l’Adriabus per denunciare il fatto, è per questo che ho detto alla società di trasporti che se non scatteranno sanzioni nei confronti dei loro dipendenti xenofobi io smetterò di servirmi del loro servizio!<br /> Ogni persona che crede nella democrazia e che va oltre i pregiudizi dovrebbe boicottare l’Adriabus in caso di mancata sanzione: l’omertà non paga!<br /><br />Cordiali Saluti,<br /><br />Jacopo Patrignani</strong></em></blockquote>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-7868786149409385112010-11-13T21:32:00.001-08:002010-11-13T21:37:38.426-08:00<a href="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN90kcWv1eI/AAAAAAAAJuc/UwWwOjJPC6c/s1600/gatto.jpg"><img style="float:right; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 281px; height: 260px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN90kcWv1eI/AAAAAAAAJuc/UwWwOjJPC6c/s400/gatto.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5539274236124714466" /></a><strong>Radio Onda d'Urto è l'unico contatto che hanno i ragazzi sulla gru a Brescia (FATE GIRARE)pubblicata da Tony Troja il giorno sabato 13 novembre 2010 alle ore 23.28<br />Rachid, Sajad, Arun e Jimi non hanno più nemmeno la possibilità di comunicare perché anche le batterie dei loro cellulari sono scariche. Come se non bastasse, la Questura di Brescia ha negato anche ai dottori di Emergency Italia di visitarli. <br />Radio Onda d'Urto segue, 24 ore su 24, la vicenda ed è l'unico contatto che hanno i ragazzi sulla gru, grazie ad una radiolina.<br /><br />Collegatevi al sito <br /><a href="http://www.radiondadurto.org/">http://www.radiondadurto.org/</a> o telefonate alla radio (tel. 03045670) per intervenire e dire la vostra.<br />Non sarà molto ma ...una parola di conforto, spesso aiuta.<br />Tony Troja</strong><strong>A Marina Franza, Adriana Castelli, Ivana Riccio e altri 14 piace questo elemento.<br />Matilde Senza Bavaglio Brunetta <br />Telefonare? Parlare? Comunicare il mio appoggio? Mi invitate a correre. Firmato:La lepre!<br />Silvia Zanchi <br />Ho appena chiamato, peccato che non riesco a sentire la radio perchè il mio collegamento internet stasera fa' i capricci</strong>.<br />Vi prego, chiamiamo tutti!!!!<br /> Su quella gru prima o poi ci saremo anche noi!<br />Marina Franza Ho telefonato, ho letto il tuo appello.... e ho detto ai ragazzi: resistete!! Domani ci sarà un concerto Brescia in musica.... è rosso il cuore della solidarietà!! :))<br />Marina Franza <br />p.s. tu hai chiamato?? oh dai chiama e registra.... dai Tony rompiamo le balle dal basso!! :))<br />Giuseppe Brucoli <br />l'unica cosa che potevo fare è mandare un sms....ho provato....solo che ora manco il collegamento radio riesco a sentire...<br />Serenetta Pitt Bull Monti<br /> Io sono intervenuta oggi a ora di pranzo,grazie a Paolo Papillo che miha allertata...e a mia volta ho girato la notizia...NON SONO SOLI!<br />Claudia Pisanello<br /><br /><strong> tutti con VOI!!!!</strong>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5626107321323563865.post-41899123997213088352010-11-10T19:39:00.000-08:002010-11-14T05:52:44.025-08:00IMMIGRATI - PRESIDIO VIA SAN FAUSTINO<object width="480" height="385"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/XXhXHCFbvRw?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/XXhXHCFbvRw?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="480" height="385"></embed></object><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/S0dAbG38BuI/AAAAAAAACVw/J7g5Npr8FhE/s1600-h/NERI.jpg"><img style="FLOAT:LEFT;width: 230px; height: 345px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/S0dAbG38BuI/AAAAAAAACVw/J7g5Npr8FhE/s400/NERI.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5424375110636930786" /></a><strong> -Postato 8-nov-2010 17.04<br /> - Brescia, BS Post n.: 3.775 <br /> - Credo sia giusto e <br /> - doveroso dare risalto<br /> - a quello che in <br /> - queste ore sta <br /> - accadendo <br /> - a Brescia.<br /><br /><br /> - Come sapete da giorni<br /> - 6 immigrati si sono<br /> - barricati sulla gru <br /> - del cantiere della<br /> - metro di via San Faustino.<br /><br /><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_o-ia6p_I/AAAAAAAAJwI/Tq9LRJoBQOM/s1600/brein.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 266px; height: 400px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_o-ia6p_I/AAAAAAAAJwI/Tq9LRJoBQOM/s400/brein.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5539402227778234354" /></a>Sabato pomeriggio della scorsa settimana una manifestaizone non autorizzata ha portato allo scontro violento con le forze dell'ordine.Questo sabato una pacifica ma rumorosa manifestaizone ha visto migliaia di bresciani in piazza a sostegno dei diritti di questi cittadini che chiedono solo di poter essere regolarizzati avendo un lavoro. In queste ultime ore il centro è blindato, ci sono stati parecchi socntri tra polizia e cittadini, alcune persone arrestate, alcuni attivisti dell'associazione "diritti per tutti", giornalisti di Radio Onda d'Urto, una disinformazione crescente che colpevolizza questi immigrati rendendoli antipatici all'opinione pubblica ma non focalizzando la vera origine del problema.C'è un'anomalia tutta bresciana, che non accade in altre città, ed è il ritardo infinito con il quale vengono rilasciati i permessi di soggiorno.<br />Oltre un anno di attesa, persone che lavorano avviano la pratica per il permesso di soggiorno e per un anno sono sotto la spada di Damocle di un controllo e punibili nonchè soggetti a foglio di via. A seguito degli ulteirori tagli a fine anno scadranno i contratti con circa 20 operatori a tempo determinato assunti appositamente per l'ufficio immigraizone e la situaizone andrà ancora di più al collasso.<br />Il silenzio assordante della politica, assente, incapace, inutile e pronta solo a sentenziare per luoghi comuni o strumentalizzare in altri casi, è la peggior facia di questa medaglia.<br />GLi unici ad essere mandati avanti come carne da macello sono gli operatori della polizia o dei vigili del fuoco, che eseguono comandi a paga sindacale, mentre mancano all'appello i politici.<br /><br />Chiedono a questa gente di ritornare sui loro passi, di ripristinare la legalità, ma se illegalità c'è staa finora è nella soppressione dei diritti di questi uomini, sfruttati e abbandonati a se stessi.<br /><br />Perchè la sanatoria per le badanti e non per tutti gli operai?<br /><br />Modificato da Vito Crimi il 8-nov-2010 17.05<br /><br />------------------<br /><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN1z56gGcSI/AAAAAAAAJqQ/PGeZKkaSTCA/s1600/39395.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 214px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN1z56gGcSI/AAAAAAAAJqQ/PGeZKkaSTCA/s400/39395.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5538710555529212194" /></a><br />Niente più mezzi di comunicazione e pressioni in aumento per mettere fine alla protesta<br />Sulla gru fa freddo, le temperature si abbassano. E Sajad sta male, ormai da un paio di giorni. Pachistano della zona di Guajarat, 27 anni, un master in lingue, non vede la famiglia da 3 anni, da quando è arrivato in Italia. Già nelle scorse ore la sua sagoma non si scorgeva, febbricitante. Oggi lo hanno visto seduto al sole, forse sta un po' meglio. Ma un medico non lo può vedere. Anzi sì, stando alle parole dell'ormai noto vice questore di Brescia Emanuele Ricifari, immortalato in un video in cui chiede ripetutamente di caricare un gruppo di persone del tutto pacifiche.<br /><br />Se vuole un medico, avrebbe detto il funzionario, che scenda e verrà visitato. <br /><br />Il problema è che, oltre all'incredibile caso di omissione di cure mediche, anche se anche Sajad accettasse di scendere, non è chiaro se sia in condizioni fisiche di farlo. Soprattutto da una gru e da quell'altezza. <br /><br />Fonti contattate sotto la gru, fra chi in tutti questi giorni cerca di fornire i minimi aiuti necessari alla sopravvivenza dei migranti che lottano contro le truffe della sanatoria, aggiungono particolari sullo stato di pressione che le autorità prefettizie e di polizia stanno adoperando per mettere fine alla protesta. Pressioni familiari, con appelli e con interventi degli affetti capaci di esercitare emozione, nessun contatto, almeno fino a ora, con avvocati, mezzo quartiere blindato e il taglio dei mezzi di comunicazione. Niente più pile cariche per i cellulari, ai migranti sulla gru rimane una radio, ma chi manda messaggi non è nemmeno certo che in realtà il messaggio arrivi forte e chiaro.<br /><br />Il cibo che viene portato dalla Caritas viene in parte scartato dagli stessi migranti, che sono entrati in uno stato di continua allerta e temono che il cibo sia in qualche maniera manipolato. E così si nutrono di alimenti in scatola o preconfezionati. <br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_pcQYWT-I/AAAAAAAAJwY/PWe6I8yG8u4/s1600/manifestazione-clandestini-8.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 267px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_on_nuNP1JLU/TN_pcQYWT-I/AAAAAAAAJwY/PWe6I8yG8u4/s400/manifestazione-clandestini-8.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5539402738331701218" /></a><br /><br /><br />E' sceso oggi dalla gru Papa, disoccupato, 20 anni, cittadino senegalese che vive a Brescia da cinque, con i genitori. Il ragazzo, che era salito insieme ad altri migranti sulla gru nel cantiere della metropolitana di brescia, non sarà arrestato. Lo ha spiegato la questura precisando che la sua posizione, a differenza di quella dell'immigrato indiano sceso per primo, è al vaglio. La sua richiesta d'emersione dal sommerso è ancora in itinere. La stessa posizione, è stato spiegato sempre oggi, è anche quella dell'immigrato marocchino che si trova sulla gru. Oltre a quest'ultimo vi sono poi due pachistani e un egiziano.<br /><br /><br /><br /><br /> </strong>Laura Picchettihttp://www.blogger.com/profile/05800296623570124001noreply@blogger.com0